Il segretario dell’Unione Province Piemontesi Marco
Orlando ha analizzato ed illustrato le modifiche normative e le relative
ricadute organizzative, a partire dai tempi di approvazione prolungati a fine
marzo in conseguenza dell’effetto navetta tra Senato e Camera.
La prima conseguenza del disegno di legge è la mancata
abolizione delle Province, possibile unicamente tramite revisione costituzionale
del titolo V.
Possiamo, quindi, parlare di superamento dell’attuale
forma di governo delle Province con la conseguente trasformazione in Enti
territoriali ad area vasta, con modifica delle circoscrizioni territoriali,
volte a consentire alle nuove Città metropolitane di potersi
espandere.
Altri temi trattati sono stati la specificità delle
Province a territorio totalmente montano e confinante con uno Stato estero, le
modalità di elezione indiretta del Consiglio e la differente rappresentatività
dei comuni con elevata popolazione rispetto ai piccoli centri, la concentrazione
del potere esecutivo nelle mani del presidente della Provincia e di eventuali
consiglieri delegati, la conseguente abolizione della
Giunta.
Al momento le funzioni fondamentali che rimangono
in capo alle province sono
n
Pianificazione territoriale
provinciale
di coordinamento, nonché valorizzazione dell’ambiente, per gli aspetti di
competenza
n
Pianificazione dei
servizi di trasporto
in ambito provinciale, autorizzazione e controllo in materia di trasporto
privato, in coerenza con la programmazione regionale, nonché costruzione e
gestione delle strade provinciali e regolazione della circolazione stradale ad
esse inerente;
n
Programmazione
provinciale della rete scolastica, nel rispetto della programmazione regionale
ed edilizia scolastica sottoposta all’accordo con i
comuni
n
Raccolta
ed elaborazione dei dati, assistenza tecnico-amministrativa agli enti
locali
Per quanto riguarda le altre funzioni il disegno di
legge impone allo Stato e alle Regioni, entro 3 mesi dalla sua approvazione, di
individuare le funzioni diverse da quelle strettamente fondamentali e
assoggettarle a un processo di riordino. In parte saranno mantenute dalle stesse
province ed in parte riassegnate a Regioni, Comuni o Unioni di Comuni.
Certamente in un periodo così breve la riassegnazione sarà difficilmente
realizzabile, in considerazione del fatto che a suo tempo la delega delle
funzioni alle province aveva comportato circa tre anni per la completa
attuazione.
Tutta una serie di ostacoli difficilmente superabili in
tempi così brevi riguarderanno anche l’elezione dei nuovi organi di governo che
dovranno avvenire entro 30 giorni dalle elezioni comunali del 25 maggio 2014 con
eventuali altri 15 giorni per possibili ballottaggi, l’approvazione delle
modifiche statutarie entro 6 mesi dall’elezione dei nuovi
organi.
Fino al riordino delle funzioni non fondamentali, a
opera delle leggi dello Stato e della Regione, le nuove Province continuano a
esercitare le attuali funzioni.
In ultimo il problema più grande è la ricollocazione del
personale. Infatti al momento non si riesce ad immaginare cosa potrebbe
succedere se la Regione, le Unione dei comuni o i comuni dovessero integrare
nelle loro piante organiche tutte le unità lavorative trasferite senza avere le
necessarie coperture finanziarie. Infatti è noto a tutti che le province hanno
uffici centralizzati quali acquisti, ragioneria, patrimonio, personale che non
possono essere frazionati tra Comuni e Unioni di comuni in quanto perderebbero
di funzionalità ed efficienza.
Gli interventi dei consiglieri che abbiamo ritenuto più
interessanti sono stati quelli del consigliere Riccardo Cravero (Pdl), “va
valorizzato – ha detto – e noi abbiamo un compito gravoso, ovvero favorire e
ricercare come prioritaria l’ipotesi della mobilità esterna tra enti”.
D’accordo anche Stefano Dho (Pd-Impegno civico): “Sono a
favore dell’ordine del giorno: per dire che la Provincia c’è e deve continuare
ad esistere. Propongo, per il personale, di creare un’organizzazione bipartisan
di amministratori ed organizzazioni sindacali a tutela dei lavoratori”.
In chiusura Piermario Giordano (Lega Nord): “Istituiamo un
tavolo tecnico sulla mobilità delle pubbliche
amministrazioni”.