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18 dicembre 2012

Legge di stabilità: le richieste dell’Ufficio di Presidenza dell’Upi

 A cura di Claudio Bongiovanni e Valter Giordano
Dall'UPI 
Roma 13 dicembre
“Cancellare l’articolo 23 del Salva Italia e dimezzare i tagli ai bilanci. Il Parlamento garantisca i servizi essenziali ai cittadini”
“L’articolo 23 del Salva Italia che svuota le Province e le rende di secondo livello è palesemente anticostituzionale, tant’è che ci sono 8 ricorsi pendenti contro questa norma alla Corte Costituzionale. Fallito il riordino delle Province, che avrebbe dovuto correggere gli errori commessi con quella legge, spetta ora al Parlamento trovare la soluzione cancellando nella Legge di stabilità tutte le norme che riguardano le Province”. Questa la posizione decisa oggi all’unanimità dall’Ufficio di Presidenza dell’Upi, riunito in via straordinaria insieme ai Presidenti delle Upi Regionali.
“E’ urgente – si legge nel documento dell’Upi – un intervento legislativo che consenta di salvaguardare la gestione dei servizi ai cittadini e ai territori da parte delle Province, e che confermi le funzioni fondamentali attribuite alle Province dall’articolo 17 della spending review, in linea con quanto previsto dalla Costituzione”. Ma l’allarme dell’Upi è anche sui tagli ai bilanci operati dalle manovre economiche, che porteranno al dissesto oltre il 70% delle Province nel 2013 e che mettono a rischio servizi essenziali, a partire dalla gestione dei 5000 edifici scolastici delle scuole superiori in cui studiano oltre 2 milioni e 500 mila studenti, dalla messa in sicurezza e agibilità degli oltre 125 mila chilometri di strade nazionali, il 70% della rete viaria italiana, dagli interventi contro il dissesto idrogeologico e la difesa del territorio, dal mantenimento degli oltre 800 centri per l’impiego presenti in tutto il Paese. Per questo l’Unione delle Province d’Italia ribadisce l’assoluta necessità di ridurre il taglio di 1,2 miliardi di euro che la legge di stabilità assegna alle Province e di prevedere l’allentamento del patto di stabilità per gli investimenti di messa in sicurezza di strade e scuole.

(13-12-2012)

15 dicembre 2012

E' tempo di assemblee

Due gli appuntamenti in programma per la settimana pre-natalizia rispettivamente:

Lunedì prossimo 17 dicembre dalle ore 10:30 alle ore 12:30 la RSU terrà un'assemblea riservata al personale addetto alla vigilanza caccia e pesca. Tema dell'incontro, l'ipotesi di costituzione del corpo di polizia provinciale.

Altro importante appuntamento aperto a tutti i dipendenti della provincia, iscritti o meno a qualsiasi sigla sindacale, è per il giorno giovedì 20 dicembre, in Cuneo presso la Sala FALCO dalle ore 10:30 alle ore 12:30. Costituirà importante occasione per dibattere sia del  presente che del futuro della nostra provincia, argomenti: riforma legislativa in atto, stato occupazionale, stato finanziario dell'ente ed altro ancora. L'idea di incontrarci è maturata già da oltre tre mesi, hanno confermato la loro partecipazione oltre allo scrivente anche: Barra Maurizio, Ferraro Franco, Marino Guido, Giordano Valter, Lavina Annunziata e Viale Giampaolo. Considerato inoltre, che non è stata indetta nessuna assemblea nel corso dell'anno, non ci si può che augurare la partecipazione attiva all'organizzazione anche da parte di altri componenti della RSU.

Claudio Bongiovanni

Legge di stabilità: le richieste dell’Ufficio di Presidenza dell’Upi

Dal sito dell'Unione Province d'Italia

Legge di stabilità: le richieste dell’Ufficio di Presidenza dell’Upi

“Cancellare l’articolo 23 del Salva Italia e dimezzare i tagli ai bilanci. Il Parlamento garantisca i servizi essenziali ai cittadini”
“L’articolo 23 del Salva Italia che svuota le Province e le rende di secondo livello è palesemente anticostituzionale, tant’è che ci sono 8 ricorsi pendenti contro questa norma alla Corte Costituzionale. Fallito il riordino delle Province, che avrebbe dovuto correggere gli errori commessi con quella legge, spetta ora al Parlamento trovare la soluzione cancellando nella Legge di stabilità tutte le norme che riguardano le Province”. Questa la posizione decisa oggi all’unanimità dall’Ufficio di Presidenza dell’Upi, riunito in via straordinaria insieme ai Presidenti delle Upi Regionali. “E’ urgente – si legge nel documento dell’Upi – un intervento legislativo che consenta di salvaguardare la gestione dei servizi ai cittadini e ai territori da parte delle Province, e che confermi le funzioni fondamentali attribuite alle Province dall’articolo 17 della spending review, in linea con quanto previsto dalla Costituzione”. Ma l’allarme dell’Upi è anche sui tagli ai bilanci operati dalle manovre economiche, che porteranno al dissesto oltre il 70% delle Province nel 2013 e che mettono a rischio servizi essenziali, a partire dalla gestione dei 5000 edifici scolastici delle scuole superiori in cui studiano oltre 2 milioni e 500 mila studenti, dalla messa in sicurezza e agibilità degli oltre 125 mila chilometri di strade nazionali, il 70% della rete viaria italiana, dagli interventi contro il dissesto idrogeologico e la difesa del territorio, dal mantenimento degli oltre 800 centri per l’impiego presenti in tutto il Paese. Per questo l’Unione delle Province d’Italia ribadisce l’assoluta necessità di ridurre il taglio di 1,2 miliardi di euro che la legge di stabilità assegna alle Province e di prevedere l’allentamento del patto di stabilità per gli investimenti di messa in sicurezza di strade e scuole.

(13-12-2012)
Barbara Perluigi

La riforma delle Province congelata per un anno

A cura di Valter Giordano e Claudio Bongiovanni

Il Governo pare intenzionato a rinviare di un anno l'entrata in vigore del decreto Salva Italia.......

articolo tratto dal Messaggero edizione del 15/12/2012

clicca sull'articolo per una lettura facilitata (esc per uscire e tornare al blog)


13 dicembre 2012

Non a rischio le competenze sulle funzioni oggi spettanti

A cura di Valter Giordano, Claudio Bongiovanni, Franco Ferraro e Maurizio Barra

articolo tratto da italia oggi del 12/12/2012 


LA PROVINCIA NON RESTA A SECCO


Non a rischio le competenze sulle funzioni oggi spettanti Le funzioni oggi spettanti alle province resteranno di loro competenza nonostante la mancata conversione de dl 188/2012 sul «riordino», decisa in parlamento. Domenica scorsa, vista la valanga di emendamenti presentati al ddl di conversione del decreto, la pregiudiziale di costituzionalità avanzata dal Pdl e il tempo irrisorio, il ministro Patroni Griffi aveva provato a mettere pressione al parlamento e spingerlo comunque a convertire il decreto.A questo scopo ha elaborato al volo, trasmettendolo ai giornali uno studio, secondo il quale la mancata conversione getterebbe nel caos il sistema. Infatti, resterebbero in vigore le disposizioni del decreto «salva-Italia», che ha ridotto le funzioni delle province solo a quelle di indirizzo (si veda ItaliaOggi di ieri). L'inquilino di Palazzo Vidoni ha rilevato che la mancata conversione potrebbe determinare un danno ai cittadini, in quanto le funzioni come scuola, viabilità, ambiente, resterebbero senza più un ente titolato a svolgerle. Tanto che comunque, la parte del dl relativa alle funzioni dovrebbe essere inserita, nelle intenzioni del governo, come emendamento al ddl Stabilità. Le cose non stanno come afferma Palazzo Vidoni. Apparentemente, l'articolo 23, comma 14, della legge 214/2011 limita drasticamente le funzioni provinciali: «Spettano alla provincia esclusivamente le funzioni di indirizzo e di coordinamento delle attività dei comuni nelle materie e nei limiti indicati con legge statale o regionale, secondo le rispettive competenze». Ma il successivo comma 18 precisa che stato e regioni, con propria legge, secondo le rispettive competenze, debbano trasferire ai comuni, entro il 31 dicembre 2012, le funzioni conferite dalla normativa vigente alle province, salvo che, per assicurarne l'esercizio unitario, le stesse siano acquisite dalle regioni.Dunque, le disposizioni dell'articolo 23 della legge 214/2011 non sono immediatamente dispositive, ma solo programmatiche. Occorre l'intermediazione delle norme statali e regionali, perché le funzioni attualmente spettanti alle province siano attribuite a comuni o regioni.Nelle more della disciplina normativa statale e regionale, le province non possono che continuare a svolgere le funzioni attualmente loro assegnate.Del resto, l'articolo 17, comma 10, della legge 135/2012 ha anche specificato quali funzioni «fondamentali» resteranno in capo alle province, integrando la previsione programmatica dell'articolo 23 del «salva-Italia». Il che significa che Stato e regioni, con le leggi attuative dell'articolo 23, non potrebbero sottrarre alle province le competenze alle funzioni qualificate come fondamentali.Si potrebbe osservare che l'assegnazione alle province delle funzioni fondamentali previste dall'articolo 17, comma 10, potrà attivarsi (come ivi trascritto) «all'esito della procedura di accorpamento», per sostenere, parzialmente, la tesi avanzata dal ministro della funzione pubblica.Ma anche tale argomentazione non reggerebbe. Infatti, se l'attribuzione alle province di funzioni ulteriori e diverse da quelle di indirizzo e coordinamento dei comuni fosse davvero condizionato all'esito dell'accorpamento, prima di esso vi sarebbe un periodo lungo, quello necessario per completare gli accorpamenti territoriali, modificare i finanziamenti e trasferire beni, contratti e dipendenti, nel quale allo stesso modo nessun ente potrebbe esercitare le funzioni provinciali. Simmetricamente, il comma 9 dell'articolo 17 della legge 135/2012 subordina l'effettivo esercizio in capo ai comuni delle funzioni provinciali regolate da leggi statali emanate nell'esercizio della potestà legislativa esclusiva dello stato, all'effettivo trasferimento dei beni e delle risorse. Il che dimostra come fino al completamento del processo di sottrazione delle funzioni alle province, dette funzioni continuano a spettare alle province. Prescindendo totalmente dalla circostanza che il dl 188/2012 fosse convertito o meno. Per altro, lo studio ministeriale evidenzia i vizi di incostituzionalità del dl 188/2012, in una sorta di confessione della violazione della Costituzione. Resta da chiedersi a cosa sarebbe valso convertire un decreto considerato incostituzionale dallo stesso suo autore.

10 dicembre 2012

Province, il Senato rinuncia a decreto che non sarà convertito in legge


A cura di Claudio Bongiovanni e Valter Giordano,

link diretto all'articolo tratto dal sole24ore.it

Il decreto che riorganizzava le province italiane non sarà convertito in legge. E' quanto è emerso dalla seduta della commissione Affari costituzionali che si è tenuta questa sera, preceduta da una riunione ristretta dal presidente di commissione Carlo Vizzini, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda, il ministro della Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi e il sottosegretario Antonio Maraschini.
Commissione e governo hanno preso atto della quantità di emendamenti e subemendamenti presentati al provvedimento e hanno ritenuto che non fosse possibile approdare in aula domani pomeriggio come stabilito dal calendario del Senato. "Il destino di questi mesi è di perdere occasioni importanti - ha commentato Vizzini - è stato fatto uno sforzo per trovare le condizioni complessive per approvare questo provvedimento atteso ma non è andato a buon fine".

"Il governo - ha commentato Patroni Griffi - ha fatto quello che poteva. Oggi ha preso atto della situazione". A questo punto sarà necessario probabilmente escogitare una norma che coordini le disposizioni sulle province previste dal decreto salva Italia e dalla spending review. Ma sulla possibilità che questa norma sia inserita nella legge di stabilità Patroni Griffi non risponde: "Probabilmente ci sarà qualche intervento del governo ma ora non so rispondere".

Per il senatore dell'Idv Pancho Pardi non c'è possibilità di convertire il decreto soprattutto "per l'enorme quantità di emendamenti presentati dal centrodestra" ma il capogruppo del Pdl in commissione Gabriele Boscetto si difende: "C'erano tutta una serie di situazioni che andavano messe a posto e i nostri emendamenti tendevano a metterle a posto, non erano gratuiti".
Tuttavia nel corso della seduta di questa sera sia Boscetto che il senatore della Lega Roberto Calderoli hanno rilevato che il tempo da qui alla fine anticipata della legislatura non fosse sufficiente per convertire in legge il decreto.
"Abbiamo fatto un giro di opinioni - ha raccontato il senatore del Pd Enzo Bianco - alla luce del mutato scenario politico. Nonostante lo sforzo di governo e relatori si è deciso di non continuare e di attendere le valutazioni dei capigruppo domani. Noi non siamo in grado di andare avanti, abbiamo perso una grande opportunità".

Tagli,salta riordino delle Province

news da BESSONE-SCARZELLO-PUNZI-FEA-ROSSO


Tagli,salta riordino delle Province


Il decreto non sarà convertito

21:48 - Il decreto sul riordino delle Province, come ipotizzato negli ultimi giorni, non sarà convertito. E' quanto deciso all'unanimità dai partecipanti ai lavori della Commissione Affari Costituzionali del Senato, conclusasi pochi minuti fa, alla presenza tra gli altri dei ministri Filippo Patroni Griffi e Piero Giarda.

09 dicembre 2012

Decade il riordino delle province. L’approvazione definitiva, prevista entro il 5 gennaio, dovrebbe saltare.

news da BESSONE-SCARZELLO-PUNZI-FEA-ROSSO


link diretto:
http://www.bisceglieindiretta.it/2012/12/08/ultimora-monti-si-dimette/

 
 
 
 
 
 
 

08 dicembre 2012

Da Pdl pregiudiziale costituzionalità sul decreto di riordino delle province

A cura di Valter Giordano, Claudio Bongiovanni, Maurizio Barra e Franco Ferraro


link diretto all'articolo tratto dal corriere della sera 
 
mercoledì in senato

Decideremo se bocciarlo -spiega il relatore Saltamartini- oppure di farlo passare in attesa della Consulta»

Il Popolo della libertà porrà in Senato la pregiudiziale di incostituzionalità sul decreto legge di riordino delle Province. Lo ha detto all'agenzia Ansa uno dei due relatori della legge, Filippo Saltamartini del Pdl. Se dunque dovesse essere approvata, il provvedimento del Governo andrebbe riscritto. Sull'esito di questa mossa, Saltamartini non si sbilancia: «bisogna aspettare mercoledì - ha spiegato - perché all'interno della pregiudiziale bisogna capire se la costituzionalità della riforma delle Province passa tramite la Consulta o se a decidere saremo noi in Parlamento. Potremmo decidere o di bocciare decreto legge, oppure di farlo passare in attesa della pronuncia della Corte costituzionale» la quale, ha ricordato, dovrà esprimersi sul ricorso presentato dalle Regioni. «Valuteremo se mettere la pregiudiziale al voto o meno - ha aggiunto Saltamartini - insomma la poniamo ma potremmo rinunciare al voto. È un'opzione. Che dipende dalla ricaduta che la bocciatura del decreto avrebbe sul piano politico». «Come relatore - ha precisato Saltamartini - ho cercato di migliorare il decreto del Governo, così come ha fatto l'altro relatore, Enzo Bianco».
EMENDAMENTI - Lunedì prossimo in Commissione affari costituzionali del Senato saranno votati gli emendamenti: alcuni sono firmati dai due relatori, «altri sono stati aggiunti da me e non sono condivisi da Bianco e viceversa». Su questi ultimi, depositati ieri in commissione, si possono fare modifiche fino a mezzogiorno di lunedì. Gli emendamenti, secondo Saltamartini, «prevedono modifiche leggere e non annullano il provvedimento: si aggiungono solo poche province». «Io - ha aggiunto - le avrei abolite tutte, perchè questa storia dell'accorpamento mette in conflitto i territori e non risolve il problema dei costi e della funzionalità. E poi c'è la questione del mantenimento delle prefetture e delle questure nelle regioni più colpite dalla criminalità organizzata: io e Bianco siamo d'accordo sul fatto che bisogna tener conto della funzionalità degli apparati di sicurezza».

07 dicembre 2012

COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO RSU-ENTE

RSU PROVINCIA PROVINCIA DI CUNEO COMUNICATO STAMPA Cuneo, 4 dicembre 2012 L'annosa "Riforma delle Province" è stata stamane 4 dicembre 2012 ampiamente dibattuta nel corso di un incontro tenutosi tra la RSU e la Presidente Gianna Gancia, coadiuvata in quest'occasione, dall'Assessora al Personale, Anna Mantini. Durante l'incontro la Presidente ha evidenziato come, in merito alla riforma, perduri uno stato generale di confusione e manchi, al momento, qualsiasi certezza. Entrambe le parti hanno sostenuto l'incostituzionalità del D.L. n. 188/2012 recentemente emanato dal Governo e la concreta possibilità che il decreto non venga convertito in legge. La Presidente, dopo aver riferito che l’iniziale intenzione della Regione era quella di creare una macro Provincia più ampia incorporando anche alcuni enti strumentali regionali, ha sottolineato la difficile situazione finanziaria in cui versa la Regione Piemonte stessa. Tale situazione, potrebbe anche in parte condizionare l'eventuale proroga o meno delle funzioni finora trasferite/delegate dalla Regione Piemonte a favore della Provincia di Cuneo. Dalle ultime indiscrezioni, comunque, parrebbe che l’orientamento della Regione sia quello di confermare le funzioni delegate in capo alla Provincia. La RSU ha quindi evidenziato come preoccupi anche la situazione economica in cui si trova la Provincia di Cuneo, "vittima" dei continui tagli di trasferimenti di risorse finanziarie operate a livello centrale. Per il futuro ciò potrebbe produrre riflessi diretti sia sul fronte occupazionale sia sulla qualità/quantità dei servizi erogati a favore della cittadinanza. La Presidente Gianna Gancia ha ribadito come sul fronte occupazionale la Provincia abbia operato in maniera virtuosa. Le assunzioni di nuove risorse umane sono state, infatti, da tempo bloccate e con i pensionamenti la dotazione organica si è ridotta in modo considerevole. Ciò consente di avere una situazione di tranquillità e senza esuberi di personale. Ha inoltre evidenziato che il pagamento degli stipendi a favore del personale dipendente é stato sinora regolare ed è garantito anche per il prossimo futuro. Rimangono le problematiche legate all'osservanza del Patto di Stabilità, che di fatto limita fortemente l'operatività dell'ente. Con il nuovo anno, si procederà, inevitabilmente, all'attivazione dell'esercizio provvisorio ed alla conseguente gestione finanziaria della spesa espressa in dodicesimi. La RSU e la Presidente hanno infine congiuntamente concordato per la pronta istituzione di un apposito "Tavolo di Monitoraggio" coordinato dall’Assessora al Personale e deputato a seguire giorno per giorno l'evolversi della riforma delle Province in atto (conversione in legge del citato D.L.188/2012 da attuare entro il 5/1/2013). RSU PROVINCIA LA PRESIDENTE DELLA PROVINCIA

05 dicembre 2012

Contro i tagli ecco la protesta dei dipendenti di Regione e Provincia

A cura di Valter Giordano, Claudio Bongiovanni, Maurizio Barra e Franco Ferraro

link diretto all'articolo tratto dal sito quotidianopiemontese

Manovre correttive, proteste, presidi e trattative sono cominciate in vista dell’attuazione del disegno di legge sulla spending review. Mentre in Provincia si discute come regolare la riduzione delle spese regionali, fuori da Palazzo Lascaris un gruppo di dipendenti della Regione Piemonte, (giunta e consiglio) ha organizzato un presidio per protestare contro i tagli al numero dei dipendenti.

Una vera e propria spada di Damocle pende sui due enti: entro il 15 dicembre deve essere approvata infatti:

- una ricognizione degli esuberi e  aperta una struttura che gestisca il personale dipendente in eccesso;
- deve essere ridotto del 10% il salario di direttori e di dirigenti;
- tagliato del del 30 per cento del budget per le 900 persone che godono delle posizioni organizzative.
Il presidio ha ottenuto un incontro fra alcuni rappresentanti sindacali con il presidente del Consiglio regionale, Valerio Cattaneo, con i componenti dell’ufficio di presidenza, numerosi consiglieri, l’assessore al Bilancio Giovanna Quaglia e il vicepresidente della giunta Ugo Cavallera. Non sono mancate le prese di posizione forti da parte dei sindacalisti quali: “o stipendio dei dipendenti pubblici è bloccato dal 2010 al 2014 e non può essere toccato in maniera unilaterale e senza contrattazione” spiegano i sindacalisti. Al tempo stesso non sono venute meno le proposte. Per esempio quella di procedere al pensionamento dei dipendenti che ne possiedono i requisiti e smettendo di appaltare all’esterno mansioni ordinarie che potrebbero essere svolte dai dipendenti”.

Una proposta che pare essere stata recepita dall’assessore Quaglia che, al termine dell’incontro, ha annunciato che negli ultimi giorni sono stati depositati emendamenti correttivi della delibera.

notizia ansa - link diretto all'articolo - sito regioni.it

 (ANSA) - TORINO, 4 DIC - I dipendenti della Regione Piemonte hanno manifestato nuovamente davanti alla sede del Consiglio regionale, dove oggi si e' discusso ancora della spending review e dei tagli al personale, e dove questo pomeriggio lo stesso governatore Roberto Cota ha parlato in aula su questi temi.    Circa mille persone hanno lasciato le loro scrivanie e si sono riversate in via Alfieri, davanti a Palazzo Lascaris, per chiedere alla Giunta Cota di rivedere il provvedimento di spending review nella parte riguardante il personale della Regione. Il testo originale prevedeva una ricognizione degli esuberi entro il 15 dicembre e l'apertura di una Struttura per la mobilita' per il personale dipendente in eccesso. Ma ora gli assessori Giovanna Quaglia (Bilancio) e Claudia Porchietto (Lavoro) stanno lavorando a una nuova proposta ''senza nessuna intenzione - ha assicurato Cota in aula - di procedere a licenziamenti o di venire meno ai diritti dei lavoratori garantiti dai contratti nazionali''. Anche se, ha detto sempre Cota, ''ogni posto inteso come posizione nella pianta organica della Regione deve corrispondere a un lavoro che effettivamente serva all'amministrazione''.    Il presidio e' stato organizzato da tutte le sigle sindacali, e una delegazione e' stata ricevuta in Consiglio regionale alla presenza, fra gli altri, del presidente Valerio Cattaneo. (ANSA).



 

Patroni Griffi: "260mila precari nella P.A. Impensabile una stabilizzazione di massa"

news da BESSONE-SCARZELLO-PUNZI-FEA-ROSSO

Patroni Griffi: "260mila precari nella P.A. Impensabile una stabilizzazione di massa"
Il ministro: "Nelle amministrazioni centrali degli enti statali sono 7.300 gli esuberi previsti"
10:52 - Secondo il ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, nelle amministrazioni centrali degli enti statali, sono 7.300 gli esuberi previsti. Il ministro, nel corso di un'audizione alla Camera, ha aggiunto che, considerate tutte le forme di flessibilità, il numero dei precari è di 260mila, "ma non è possibile pensare a una stabilizzazione di massa".

Entrando nel dettaglio degli esuberi, negli enti previdenziali e negli enti parco dovrebbero esserci 3.300 eccedenze di personale non dirigenziale. Dato che si va ad aggiungere ai 4.028 esuberi già previsti per le prime 50 amministrazioni dello Stato, portando il totale a 7.300 eccedenze nelle amministrazioni centrali.

Per quanto riguarda il numero di precari, si tratta di 130mila nella scuola, 115mila tra sanità e enti locali e 15mila nelle amministrazioni centrali. "Non si può pensare a una stabilizzazione di massa - ha detto Patroni Griffi - sarebbe contro il dettato costituzionale" e annullerebbe la possibilità di entrata nelle amministrazioni pubbliche dei giovani. "Ogni soluzione - ha sottolineato - deve essere graduale".

Patroni Griffi in audizione alla Camera sulla spending review ha comunque detto che non ci saranno altri tagli nella P.A.: "Un ulteriore intervento di riduzione del settore pubblico è da scartare", in quanto la dimensione del settore pubblico in Italia è "in media Ocse". In prospettiva, ha affermato, "dobbiamo pensare a una migliore allocazione del personale e a migliore produttività dell'amministrazione pubblica".

Il ministro ha anche precisato che "il personale che risulterà in eccedenza nella pubblica amministrazione sulla base della spending review che avrà entro il 2014 i requisiti per il pensionamento precedenti la riforma Fornero potrà andare in pensione con le vecchie regole". Questa possibilità, ha aggiunto, non vale per tutti ma solo per coloro che dovessero trovarsi in esubero. "E' uno strumento - ha detto - di gestione delle eccedenze".

04 dicembre 2012

PROVINCE: P.GRIFFI, SU GIUNTE PRONTI A VALUTARE CORRETTIVI 'A BREVE DPR PER DELIBERA SU PRESENZA ENTI STATO SU TERRITORIO'

A cura di Valter Giordano e Claudio Bongiovanni

articolo tratto dall'ansa - link diretto

ROMA, 4 DIC - La vita delle Giunte nella fase di transizione, la scelta dei capoluoghi e gli spostamenti del personale: questi in sintesi i temi toccati dal ministro per la P.A., Filippo Patroni Griffi, nel corso di un'audizione in commissione bicamerale per le questioni regionali, dedicata oggi al decreto sul riordino delle Province. ''Sulla vita delle giunte valuteremo proposte correttive - ha annunciato il ministro - nella fase di transizione''.

In tema di uffici territoriali del governo, il ministro ha invece spiegato ''che serve un criterio certo, mentre il governo si limitera' a dare una cornice normativa, ma ogni singolo Ministero avra' la possibilita' di decidere la propria organizzazione per il proprio ambito, quindi tenendo conto di esigenze particolari''. Su questo aspetto Patroni Griffi ha annunciato che a breve verra' approvato un dpr dal Consiglio dei ministri, che potrebbe avere un via libera anche nella seduta di domani. Tuttavia, ha aggiunto, ''nel decreto di riordino sono gia' previste forme di consultazione tra Stato e Autonomie per identificare la migliore allocazione degli Uffici''.

Sulla scelta dei capoluoghi, tema trattato nella maggior parte degli emendamenti presentati in Commissione Affari Costituzionali del Senato, ''serve un criterio certo'', ha detto Patroni Griffi. Altro tema affrontato quello del personale: ''il trasferimento degli addetti e' legato alle funzioni e non al riordino''. Ha poi aggiunto che ''i problemi sul territorio verranno risolti con meccanismi di mobilita''', visto che ''non possiamo piu' permetterci un ammontare di spese sul territorio come accadeva in precedenza e quindi con economie di scala si potranno avere a disposizione piu' risorse per i servizi''. Il ministro ha poi giudicato ''positivamente'', al termine dell'audizione, l'auspicio della Commissione bicamerale per la conversione del decreto legge. ''Anche perche' ho visto - ha osservato - una piena consapevolezza delle conseguenze sul piano istituzionale che deriverebbero dalla mancata conversione, a cominciare dalle funzioni delle Province. E questo auspicio della Commissione non puo' che essere quindi anche del governo. ''Il quale - ha affermato poi - ha dato la disponibilita' a emendamenti di carattere generale, mentre crediamo che quelli piu' localistici metterebbe noi tutti in una sorta di suk che non riusciremmo a governare''.

03 dicembre 2012

La riforma delle Povince al vaglio del Consiglio d'Europa

A CURA DI  CLAUDIO BONGIOVANNI, VALTER GIORDANO, GUIDO MARINO, MAURIZIO BARRA E FRANCO FERRARO

articolo tratto dal sole24ore.it - link diretto all'articolo

Il Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d'Europa effettuerà una visita di monitoraggio in Italia, dal 4 al 6 dicembre prossimi, per valutare il rispetto da parte dell'Italia di quanto sancito dalla Carta europea dell'autonomia locale e raccogliere informazioni sulla riforma delle Province.

A metà ottobre il Congresso ha votato quasi all'unanimità un rapporto in cui ha espresso un secco no alla soppressione delle Province. A condurre la visita saranno due membri del Congresso accompagnati da un esperto sull'applicazione della Carta. Spetterà a loro redigere il rapporto sull'Italia da presentare al Congresso nel corso dei prossimi mesi. L'ultimo rapporto risale al 1997.
 
Durante la visita la delegazione incontrerà i ministri dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, dell'Economia, Vittorio Grilli, degli Affari regionali, Piero Gnudi, e della coesione territoriale, Fabrizio Barca. 
La delegazione incontrerà inoltre i presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani, e i presidenti delle Commissioni bicamerali per le questioni regionali, per l'attuazione del federalismo fiscale, e quelli delle commissioni della Camera per il bilancio e per gli affari costituzionali.
L'ultimo giorno la delegazione sarà a Bari dove sono previsti gli incontri con il presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, della provincia di Bari, Francesco Schittulli, e il sindaco di Bari, Michele Emiliano.

02 dicembre 2012

Emendamenti delle Regioni sulle funzioni


News sindacali da BESSONE-SCARZELLO-PUNZI-FEA-ROSSO


La CONFERENZA DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE AUTONOME propone emendamenti. Ecco quello sulle funzioni:


PROPOSTE EMENDATIVE

1 - All’articolo 4, comma 1, del dl 188/2011, sono apportate le seguenti modificazioni:

- la lettera b) è sostituita dalla seguente:

“b) dopo il comma 10 sono inseriti i seguenti:

“10-bis. Nelle materie di cui all’art. 117, commi 3 e 4, della Costituzione, Le Regioni possono trasferire e provvedere al riordino delle funzioni già conferite alle Province, sulla

base dei principi di sussidiarietà differenziazione ed adeguatezza, nel rispetto dell’art. 118

della Costituzione. Le funzioni restano conferite fino a quando le Regioni non dispongono

diversamente”.

 Motivazione: l’emendamento intende eliminare l’obbligo per le Regioni di allocare esclusivamente in capo ai Comuni o a se stessa le funzioni già conferite alle Province poiché tale obbligo appare contraddire il principio di sussidiarietà fissato dall’art. 118 Costituzione e, quindi, comprimere illegittimamente la potestà legislativa regionale.

10-ter. Le Regioni, quando provvedono, ai sensi del comma 10-bis, all’acquisizione di funzioni delle Province, con conseguente trasferimento di risorse umane, possono procedere, al fine razionalizzare i propri assetti organizzativi, alla risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro nei confronti dei dipendenti che siano in possesso dei requisiti di cui all’articolo 2, comma 11, lettera a) della L. 135/2012, nei termini e con le modalità e per gli effetti previsti dalla medesima lettera. Entro 90 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro dei dipendenti di cui al periodo precedente, le Regioni procedono alla rideterminazione della dotazione organica con soppressione dei relativi posti.

 10-quater. Fino all’applicazione del contratto collettivo nazionale successivo alla data di entrata in vigore del presente decreto, il personale trasferito dalla provincia originaria all’ente a qualsiasi titolo subentrante ai sensi del comma 10-bis mantiene la posizione giuridica ed economica in godimento all’atto del trasferimento, con riferimento alle voci fisse e continuative, compresa l’anzianità di servizio già maturata; i compensi di produttività e le indennità accessorie del personale medesimo rimangono determinati negli importi goduti antecedentemente al trasferimento.”.

RIORDINO PROVINCE: GIA' 300 EMENDAMENTI, TUTTI A FIRMA DI STEFANO


News sindacali da BESSONE-SCARZELLO-PUNZI-FEA-ROSSO
 

RIORDINO PROVINCE: GIA' 300 EMENDAMENTI, TUTTI A FIRMA DI STEFANO

Il senatore del Pdl Fabrizio Di Stefano

 

CHIETI - Trecento emendamenti sul riordino delle province sono stati già presentati in Parlamento e altri saranno presentati in questi giorni, sino al 3 dicembre quando scadono i termini della presentazione.

Tutti e 300 portano la firma del senatore pidiellino Fabrizio Di Stefano che questa mattina, in conferenza stampa, ha spiegato i principi sui quali gli emendamenti sono basati: non si può interrompere la continuità del mandato delle province in essere; non si può non tener conto dei tremila anni di storia italiana; qualora si accorpino province che hanno i requisiti con provincie che non li hanno, il capoluogo resti nella provincia che ha i requisiti; e, infine, eventuali riordini dovrebbero essere sottoposti a referendum confermativi.

“Tenendo conto che il governo non ha chiarito se le Province servano o non servano - ha detto Di Stefano - ma, vedendo che comunque ha deciso di lasciarle in piedi, ritengo che l'Abruzzo ha i numeri per restare con tre province: Chieti, L'Aquila e Pescara-Teramo”.

Il senatore ha anche ricordato la pregiudiziale presentata insieme ai colleghi del Popolo della libertà secondo cui la legge sul riordino delle circoscrizioni provinciali è incostituzionale. La pregiudiziale verrà discussa in aula prima della discussione sul riordino.

I lavori in aula sono stati fissati per il 5 dicembre, ma la conferenza dei capigruppo ha inserito per quella data anche altri provvedimenti di legge, particolarmente “pesanti” come la riforma della legge elettorale.
Insomma, i lavori parlamentari, che già si è riusciti a far slittare una prima volta, potrebbero slittare ancora.

Riordino delle Province, tutti contro tutti


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Riordino delle Province, tutti contro tutti
Avellino- Riordino delle Province, nuova tappa in commissione in vista della scadenza del 6 dicembre, data ultima per la presentazione degli emendamenti. «Le Province chiedono a gran voce una prova di serietà e di coerenza. E’ chiaro a tutti, perfino al Governo, che ci sono molti nodi su cui è necessario intervenire». Il presidente dell’Unione delle Province d’Italia, Antonio Saitta, nel corso di un’audizione in Commissione Affari Costituzionali del Senato sul decreto legge 188 di riordino delle Province e Città Metropolitane.

 «Chiediamo al Parlamento di trovare le soluzioni opportune, migliorando il decreto sul riordino in modo che sia più rispettoso delle prerogative espresse dalle comunità locali. Opportunamente modificato, il decreto dovrà essere approvato, o si rischia di innescare nuovo caos. Il Parlamento deve intervenire sul testo del Governo, modificando alcune delle questioni che per i territori restano dirimenti, a partire da alcuni accorpamenti troppo forzati che stanno creando grosse difficoltà nelle comunità, dalle norme che cancellano i livelli democratici eletti, che non riteniamo ammissibili, fino al chiarimento delle funzioni attribuite alle Province».

 «Ribadiamo al Parlamento l’assoluta necessità di procedere con urgenza all'approvazione del decreto di riordino delle Province e di definizione delle città metropolitane», incalza l’Anci. Si dice ottimista Enzo Bianco, relatore per il Pd in Commissione Affari Costituzionali al Senato del decreto legge 188 sulle Province, al termine dell’audizione di Province, Comuni e Regioni. Sul fronte delle pregiudiziali di costituzionalità, che potrebbero essere ripresentate nell’aula di Palazzo Madama da Pdl e Lega, Bianco ha spiegato che «ciò potrebbe accadere soltanto se non venissero ascoltate alcune loro richieste, di cui però ci si sta già occupando».


Giudizio positivo infine sull’audizione. «Abbiamo ascoltato con interesse le parti e le rimostranze di alcune Province che hanno chiesto di fermare la conversione del decreto, chiedendo anche di rivedere i criteri sulle scelte dei comuni capoluogo, in special modo per quanto riguarda il criterio della scelta dei comuni capoluogo in base al maggior numero di abitanti. Ma la maggior parte di questi problemi non sono insormontabili e possono essere risolti».Sul fronte locale, intanto, il consigliere provinciale Antonio Felice Caputo invita, «anche per controdedurre al recente pronunciamento del Consiglio Provinciale Sannita che, respingendo l’idea del Molisannio, ha auspicato la difesa ad oltranza della città di Benevento quale nuovo capoluogo, di inserire nell’ordine del giorno del consiglio straordinario un deliberato da inviare al ministro competente».

Riordino province. Pepe (Pd): “Se inizia l’azione di cambiamento del testo le proposte saranno infinite"


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Riordino province. Pepe (Pd): “Se inizia l’azione di cambiamento del testo le proposte saranno infinite"


Dura nota dell'onorevole Mario Pepe sul decreto-legge 188/2012 recante disposizioni in materia di Province e Città metropolitane. Il deputato sannita ha puntato il dito contro il senatore pisano del Pd Stefano Ceccanti e il presidente dell'Upi Antonio Saitta.

 
“Il Senatore Ceccanti, non conoscendo le realtà territoriali, - si legge nella nota dell'onorevole del Pd - presenta emendamenti a vanvera, inopportuni e frettolosi”.

 
“Se il decreto-legge 188/2012 – prosegue - sarà modificato, cambiando già due decisioni in ordine ai capoluoghi di provincia, ognuno sarà libero di fare la guerra senza vincoli di partito e senza sotterfugi emendativi”.
 

“Se il Senato – sottolinea l'onorevole sannita - stravolge il decreto-legge 188/2012 vuol dire che ognuno guarderà agli interessi dei propri territori. Senza ritegno e senza paure. Il Senatore Ceccanti rispetti le regole del partito e dei gruppi, altrimenti ognuno si regolerà come crede”.

Per quanto riguarda, invece, "l’attuale Presidente dell’Upi Antonio Saitta, dopo che l’Upi in questi mesi è stata latitante, da buon istituzionalista - scrive Pepe - incoraggia il Governo ad andare avanti sul decreto-legge 188/2012, eventualmente apportando alcuni cambiamenti”.

“Certamente – si legge nella nota - se inizia l’azione di cambiamento del testo le proposte saranno infinite. L’Upi ha disertato le battaglie vere ed ancora oggi fa proposte di retroguardia”.


“La Commissione – conclude Pepe - per le Questioni Regionali ha dato il parere per mantenere inalterato il decreto-legge 188/2012, perché altrimenti si rischia che il furore emendativo prenderà tutti”.

"Tornano....le pagelline".

A cura di Valter Giordano



Come di consueto, si torna  a “parlare” di …Pagelline.

Come di consueto “Malumori ed insofferenze” sono segnalati in aumento.


Il traguardo, ovvero la prima “asticella” è  per quasi tutti legata al raggiungimento  dei fatidici  76 punti, punteggio che consente di percepire il 100% della produttività annualmente erogata  (c.a.€ 1.150/1.200).


Le criticità che parrebbero emergere dal processo di valutazione sono molteplici.


Il Metodo di valutazione adottato dai dirigenti dell’ente non parrebbe sempre eguale. Alcuni differenziano parecchio il punteggio attribuito tra i vari "subordinati", altri, assai meno.


In estrema sintesi queste le principali criticità che in taluni casi parrebbero essere emerse nel processo di valutazione:

-         il ruolo preponderante del dirigente, con, limitato o del tutto inesistente coinvolgimento dei soggetti intermedi (“capi ufficio” ,  capi squadra ecc.),



-         la scarsa sensibilizzazione sulla prestazione attesa (obiettivi, progetti, comportamenti organizzativi attesi),



-         una valutazione poco trasparente e chiara,



-         una comunicazione finale nei confronti del valutato percepita spesso come fugace e limitata, gestita in tempi esigui, talvolta puramente formale, senza possibilità di contraddittorio da parte del valutato,



-         l’assenza di “step” intermedi di valutazione nel corso d’anno, che potrebbero consentire al valutato di comprendere dove occorre migliorare per conseguire una performance finale ottimale..





01 dicembre 2012

Centri per l’impiego: l’Upi all’incontro con il Ministro Fornero

A CURA DI  CLAUDIO BONGIOVANNI, VALTER GIORDANO, GUIDO MARINO, MAURIZIO BARRA E FRANCO FERRARO

29 novembre 2012

Il Presidente dell'UPI Saitta “Disponibili a lavorare con il Ministro per innalzare  standard di qualità in tutta Italia”

Innalzare gli standard qualitativi dei centri per l’impiego, migliorando la qualificazione professionale del personale impegnato nei servizi delle Province e assicurando livelli essenziali delle prestazioni su tutto il territorio. Queste le proposte presentate in un incontro tra il Ministro del Lavoro, Elsa Fornero, il Presidente dell’Upi Antonio Saitta e il Vice presidente Angelo Vaccarezza.
“I Centri per l’impiego – ha detto il Presidente Saitta al Ministro – devono continuare ad essere a livello provinciale il presidio delle politiche del lavoro. Sappiamo bene che oggi in Italia ci sono esperienze estremamente diversificate, con aree del Paese in cui i centri delle Province sono di avanguardia e pari agli standard europei, e altre in cui invece è necessario intervenire per potenziare  la qualità e l’efficienza.
Oltre a lavorare per il rafforzamento di questi centri, anche attraverso programmi di formazione che garantiscano personale di professionalità adeguata ed efficace, occorre definire una serie di prestazioni fondamentali che dovranno essere erogati in maniera omogenea a livello nazionale dai centri.
Per questo – ha aggiunto Saitta – offriamo al Ministro la piena disponibilità delle Province a lavorare con il Governo per avviare piani di miglioramento che consentano di garantire lo stesso livello di prestazioni su tutto il territorio.
Si tratta di investire – ha concluso il Presidente dell’Upi - in uno dei servizi essenziali per i cittadini, soprattutto nella drammatica crisi occupazionale che l’Italia sta vivendo, che va rilanciato e rafforzato perché possa incidere nelle dinamiche del mercato del lavoro e assicurare ai lavoratori e alle imprese un punto di riferimento efficace e funzionale”.

Lettera del Presidente dell'Upi Antonio Saitta su Il Corriere della Sera

A CURA DI  CLAUDIO BONGIOVANNI, VALTER GIORDANO, GUIDO MARINO, MAURIZIO BARRA E FRANCO FERRARO


Ecco il testo della lettera pubblicata il 30 novembre su Il Corriere della Sera
"Dopo anni di inutili dibattiti sul ruolo e sul futuro delle Province, dettati dalla spinta propagandistica e portati avanti all’insegna di vuoti slogan, oggi il Parlamento si trova a potere discutere di un provvedimento che, partendo dal riconoscimento della necessità delle Province nel sistema di governo del Paese, ne prevede un riordino e una razionalizzazione. Un percorso di riforma che, è bene ricordarlo, è stato avviato proprio a partire da una proposta presentata al Governo da noi amministratori provinciali, lanciata dalle pagine di questo quotidiano meno di un anno fa.  Oggi però il decreto varato dal Governo rischia di restare impantanato nelle pastoie tipiche della fine di legislatura, perché si ritiene più facile lasciarlo cadere piuttosto che intervenire con tutte le correzioni necessarie ed approvarlo. E’ una eventualità che non possiamo accettare: per favore, non diteci “abbiamo scherzato”! Ora sono le Province a chiedere a gran voce una prova di serietà e di coerenza. E’ chiaro a tutti, perfino al Governo, che ci sono molti nodi su cui è necessario intervenire, e che come Upi abbiamo chiaramente evidenziato. La rigidità dei parametri stabiliti ha prodotto alcuni accorpamenti troppo forzati che non rispettano le vocazioni socio economiche dei territori; le funzioni vanno chiarite perché non ci siano più sovrapposizioni, e le norme che cancellano i livelli democratici eletti non solo non sono ammissibili per un livello istituzionale garantito dalla Costituzione, ma rischiano di produrre ingovernabilità sia nella fase di transizione che nella amministrazione delle future Province. A questo si aggiunge il drammatico taglio ai bilanci operato con le manovre economiche, che sta mettendo a duro rischio la nostra possibilità di continuare ad assicurare ai cittadini servizi essenziali e di qualità, a garantire scuole sicure e accoglienti, strade libere dalla neve e agibili,  investimenti e interventi per tutelare il territorio e contrastare il dissesto idrogeologico. Sono nodi su cui chiediamo al Parlamento di intervenire, nella sua autorevolezza, dimostrando di essere in grado di trovare le soluzioni opportune, migliorando il decreto sul riordino in modo che sia più rispettoso delle prerogative espresse dalle comunità locali e alleggerendo il peso di manovre economiche palesemente inique. Ma bloccare il percorso proprio ora non approvando il decreto di riordino o restando sordi alle nostre proteste sarebbe una resa davvero incomprensibile, soprattutto per i cittadini, e metterebbe a rischio i servizi essenziali garantiti dalle Province alle comunità. Per questo oggi ai parlamentari chiediamo di non nascondersi dietro alla maschera dei difensori delle tradizioni locali, pur di non prendere la responsabilità delle scelte. Proprio l’approssimarsi della fine della legislatura dovrebbe essere considerata da tutti l'occasione per dimostrare ai cittadini che le istituzioni italiane sono in grado di collaborare seriamente e costruttivamente quando si tratta di avviare processi di riforme, e che sono in grado di portarli a termine. Se ci fermassimo ora, le distanze che separano la politica dal popolo diventerebbero ancora più grandi, e non riusciremmo a recuperare la fiducia nelle istituzioni. Non servirebbe alle Province, non servirebbe ai territori e tantomeno al Paese".

Antonio Saitta, Presidente dell’Unione Province italiane

30 novembre 2012

REGIONE PIEMONTE: CON LA DCR 218, “INTERVENTI URGENTI PER LA RAZIONALIZZAZIONE DELLE SPESE REGIONALI”, IN DISCUSSIONE IN CONSIGLIO REGIONALE PEGGIORATA CON GLI EMENDAMENTI BURZI E VIGNALE A RISCHIO I POSTI DI LAVORO DELL’ENTE REGIONE, DEGLI ENTI AUSILIARI E DEGLI ENTI STRUMENTALI.

  A CURA DI  CLAUDIO BONGIOVANNI, VALTER GIORDANO, GUIDO MARINO, MAURIZIO BARRA E FRANCO FERRARO

PUBBLICHIAMO IL COMUNICATO EDITO DALLA CGIL UNITAMENTE ALLA CISL ED ALLA UIL (COMPARTI FUNZIONE PUBBLICA) MIRATO AD ORGANIZZARE UNA MANIFESTAZIONE DI PROTESTA.

Martedì 4 dicembre il consiglio regionale voterà la delibera di consiglio regionale “interventi urgenti per la razionalizzazione delle spese regionali” ed i relativi emendamenti.

Tra questi il consigliere VIGNALE presenterà un nuovo emendamento, sembra condiviso dalla maggioranza consigliare che prevede:

a. la riduzione della spesa delle dotazioni organiche del personale dirigente in misura non inferiore  al 20 per cento di quelle esistenti. Per le AA.SS.RR. la riduzione non si applica alle dotazioni organiche del personale sanitario;

b. Le dotazioni organiche del personale non dirigente in misura non inferiore al 15 per cento della spesa complessiva relativa al numero di posti di organico di tale personale esistenti.


Per gli Enti di ricerca e per le AA.SS.RR. la riduzione di cui alla presente lettera si riferisce alle dotazioni organiche del personale non dirigenziale , esclusi i ricercatori, i tecnologi e il personale sanitario.
 L’emendamento inoltre prevede che:
“I provvedimenti di riduzione delle dotazioni organiche di cui al comma 2, devono, peraltro, garantire una riduzione del costo del personale pari almeno al 15 per cento di quello sostenuto nel corso del 2012”.


Questo emendamento è il preludio al licenziamento, previa messa in mobilità, di 303 lavoratori a tempo indeterminato tra enti strumentali (Parchi, APL, IRES, EDISU, ARPA) ed enti ausiliari (ATC) e di 146 precari.
 

A cui occorre aggiungere 364 dipendenti regionali a cui occorre aggiungere 50 COCOCO e, dal 1 gennaio 2014, tutti i 199 precari a tempo determinato della Regione Piemonte.

 A questa follia noi rispondiamo con una manifestazione REGIONALE di tutte le lavoratrici ed i lavoratori degli enti interessati:
 

REGIONEPIEMONTE, ATC, ARPEA, EDISU, IRES, APL, ARIA e ENTI PARCO


che si terrà
 Martedì 4 Dicembre 2012
Dalle ore 14.00 alle ore 16.30
Sotto il Consiglio Regionale della Regione Piemonte 

Province, una riforma tra l’incudine e il martello

A CURA DI  CLAUDIO BONGIOVANNI, VALTER GIORDANO, GUIDO MARINO, MAURIZIO BARRA E FRANCO FERRARO

 articolo tratto da leggioggi.it link diretto

La rinviata pronuncia della Consulta a data da destinarsi potrebbe essere interpretata come un avviso di bocciatura della riforma, non espressamente dichiarato per pura cortesia istituzionale nei confronti del Governo e del Quirinale


Il sostanziale arresto del D. L. 188/2012 di riforma delle province in commissione Affari Costituzionali del Senato, che potrebbe determinare il rischio reale di veder naufragare la riforma delle Province italiane, non è l’unico motivo di preoccupazione del governo.
A questo deve aggiungersi che il rinvio dell’udienza attraverso la quale la Corte costituzionale avrebbe dovuto decidere in merito alla vicenda delle province, non mette affatto la riforma a riparo da rischi di incostituzionalità. Infatti, se in un primo momento il rinvio dell’udienza era stato avvertito da alcuni come una cieca ratifica delle decisioni del governo da parte della Corte, l’evoluzione che ha avuto questa vicenda nel corso degli ultimi mesi, potrebbe portare ad una diversa spiegazione, addirittura opposta, rispetto ai motivi che hanno indotto la Corte a decidere di non decidere.
La giustificazione fornita era stata che il presidente della Consulta riteneva di non poter ancora entrare nel merito di una materia che è in continua evoluzione. In realtà le due questioni su cui i giudici avrebbero dovuto esprimersi, vale a dire, la natura dell’ente (trasformazione da ente di primo livello ad ente di secondo livello) e delle funzioni (svuotamento sostanziale delle funzioni provinciali) erano già state approvate definitivamente dal Governo nel famoso decreto salva Italia poi convertito in legge. Ciò sarebbe stato più che sufficiente per consentire alla Consulta di entrare nel merito senza dover attendere altro. Del resto, non si scappa, una norma o è costituzionale o non lo è. Questa inerzia potrebbe dunque avvalorare quanto dichiarato da molti costituzionalisti che in questi ultimi tempi hanno contestato la riforma, tacciandola di palese incostituzionalità. La rinviata pronuncia a data da destinarsi, potrebbe confermare queste tesi ed essere interpretata come un avviso di bocciatura della riforma, un avviso di cambiare rotta, non espressamente dichiarato per pura cortesia istituzionale nei confronti del Governo e del Quirinale.
Non sarà un rinvio sine die, tra pochi mesi sapremo quale sarà la sorte delle province italiane.

29 novembre 2012

Italia Oggi: Agenzie regionali al posto dei centri per l'impiego

 A CURA DI  CLAUDIO BONGIOVANNI, VALTER GIORDANO, GUIDO MARINO, MAURIZIO BARRA E FRANCO FERRARO

 Articolo tratto da ItaliaOggi del 23/01/2012

Agenzie Regionali al posto dei centri per l'impiego

Agenzie regionali per il lavoro potrebbero subentrare alle province per la gestione dei servizi per l'impiego. È questa l'idea coltivata dal ministro del lavoro Fornero, sottoposta sotto la voce «Riforma dei servizi per l'impiego e delle politiche attive, di cui alla delega contenuta nell'articolo 4, comma 48, della legge n. 92 del 2012», alle regioni in occasione della Conferenza delle regioni e delle province autonome dello scorso 16 novembre, cui ha partecipato l'Assessore della regione Toscana, che coordina la materia «Lavoro» nell'ambito della Commissione IX della Conferenza delle regioni e province autonome. Il ministero intenderebbe attuare la delega legislativa prevista dall'articolo, 4, comma 48, della legge 92/2012 (che ha modificato l'articolo 1, comma 30, lettera a) della legge 247/2007), in tema di ridefinizione degli assetti delle funzioni di politica attiva per il lavoro, sottraendole alle province, attualmente competenti, per avventurarsi nelle agenzie regionali. Partendo, probabilmente, dall'assunto che quasi tutte le regioni sono dotate di «agenzie» in vario modo organizzate e costituite, preposte al coordinamento delle politiche attive per il lavoro, ai sensi del dlgs 469/1997. Si tratterebbe di un'idea in netto contrasto con le dichiarazioni del ministro Patroni Griffi, il quale nei giorni scorsi si è detto sostanzialmente contrario all'assegnazione alle regioni di tutte le competenze delle province, in particolare perché si correrebbe il rischio appunto del proliferare di agenzie e dell'incremento del costo del personale provinciale di oltre il 20%. I dipendenti delle province potenzialmente interessati sono circa 7 mila. Il rischio dell'aumento del costo delle retribuzioni, in realtà, è inesistente perché è operante l'articolo 9, comma 1, del dl 78/2010 che, come noto, congela le retribuzioni individuali di tutti i dipendenti pubblici. In ogni caso, la proposta del ministro spiegherebbe come mai la funzione delle politiche attive del lavoro, nonostante la sua ovvia strategicità, non è stata indicata tra quelle fondamentali delle province nella legge 135/2012. Secondo la proposta Fornero, le agenzie dovrebbero lavorare in maggior sinergia con l'Inps, garantendo un raccordo tra politiche attive e assegnazione degli ammortizzatori; il decreto, poi, dovrebbe specificare meglio i rispettivi ruoli dei soggetti pubblici e privati. Luigi Oliveri

Riforma Province - UPI: documento ed emendamenti al D.L. 188/2012.

A CURA DI  CLAUDIO BONGIOVANNI, VALTER GIORDANO, GUIDO MARINO, MAURIZIO BARRA E FRANCO FERRARO

Per approfondimenti inerenti le osservazioni e gli emendamenti al D.L. n. 188 del 5 novembre 2012 presentati dall'UPI


Dl province: De Filippo, Regioni contrarie a decreto di riordino


News da BESSONE-SCARZELLO-PUNZI-FEA-ROSSO

 Dl province: De Filippo, Regioni contrarie a decreto di riordino
 

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 29 nov - "Parere nettamente negativo alle ipotesi di riordino delle Province". Lo ha espresso il presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, intervenendo insieme alla Presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, nel corso di un'audizione presso la commissione Affari costituzionali del Senato

De Filippo, membro dell'ufficio di Presidenza della Conferenza delle Regioni, ha innanzitutto ricordato come il parere espresso sull'argomento sia sempre stato negativo ed ha illustrato le principali quattro ragioni di contrarieta' della Conferenza. Il Presidente ha prima di tutto sottolineato "l'utilizzo della decretazione di urgenza per una materia di rilevanza costituzionale", poi ha rimarcato "la schizofrenica applicazione dei criteri di riordino, con eccezioni fatte per alcune situazioni a fronte della pedissequa osservanza dei parametri di popolazione e territorio in altre realta' dove si creerebbero Regioni con una sola Provincia". Inoltre secondo De Filippo "il provvedimento renderebbe difficile l'organizzazione delle funzioni di questo ente di secondo livello, lasciando irrisolte questioni quali le sorti del personale, il ripiano dei mutui o la definizione delle pendenze finanziarie degli enti che scomparirebbero". Infine, il presidente della Basilicata ha criticato "l'orrenda corrida che si e' causata nell'indicazione dei comuni capoluogo, ancora una volta per la mancanza di indicazioni chiare nella legge. Motivi questi - ha concluso De Filippo - che portano le Regioni ad esprimere un parere contrario e ad invitare il Parlamento ad evitare di dare il via libera ad un provvedimento con le criticita' segnalate".

 (RADIOCOR) 29-11-12 17:41:55

Decreto riordino Province: Audizione in Senato


 News da BESSONE-SCARZELLO-PUNZI-FEA-ROSSO

 Decreto riordino Province: Audizione in Senato

Saitta Province: “Chiediamo serietà e coerenza. Si modifichi il testo e si approvi il decreto”

“Le Province chiedono a gran voce una prova di serietà e di coerenza. E’ chiaro a tutti, perfino al Governo, che ci sono molti nodi su cui è necessario intervenire, e che come Upi abbiamo chiaramente evidenziato. Chiediamo al Parlamento di intervenire, nella sua autorevolezza, dimostrando di essere in grado di trovare le soluzioni opportune, migliorando il decreto sul riordino in modo che sia più rispettoso delle prerogative espresse dalle comunità locali e alleggerendo il peso di manovre economiche palesemente inique. Opportunamente modificato, il decreto dovrà essere approvato, o si rischia di innescare nuovo caos”. Lo ha detto il Presidente dell’Upi, Antonio Saitta, intervenendo oggi in audizione alla Commissione Affari Costituzionali del Senato sul Decreto Legge 188 di riordino delle Province.

“L’Upi ritiene indispensabile che il Parlamento intervenga sul testo del Governo, modificando alcune delle questioni che per i territori restano dirimenti, a partire da alcuni accorpamenti troppo forzati che stanno creando grosse difficoltà nelle comunità, dalle norme che cancellano i livelli democratici eletti, che non riteniamo ammissibili, fino al chiarimento delle funzioni attribuite alle Province. A questo si aggiunge il drammatico taglio ai bilanci operato con le manovre economiche, che sta mettendo a duro rischio la nostra possibilità di continuare ad assicurare ai cittadini servizi essenziali e di qualità, a garantire scuole sicure e accoglienti, strade libere dalla neve e agibili, investimenti e interventi per tutelare il territorio e contrastare il dissesto idrogeologico. Sono nodi su cui chiediamo l’intervento del Parlamento, anche per dimostrare ai cittadini che le istituzioni italiane sono in grado di collaborare seriamente e costruttivamente quando si tratta di avviare processi di riforme, e che sono in grado di portarli a termine. Bloccare il percorso proprio ora non approvando il decreto di riordino o restando sordi alle nostre proteste – ha concluso Saitta - sarebbe una resa davvero incomprensibile, soprattutto per i cittadini, e metterebbe a rischio i servizi essenziali garantiti dalle Province alle comunità”.


(29-11-2012)