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28 luglio 2012

Province, confermato il dimezzamento ma saranno le Regioni a decidere come

RSU CGIL: Claudio Bongiovanni, Valter Giordano, Guido Marino, Paolo Armando e Franco Ferraro

Tratto da la Repubblica

Emendamento al decreto. Confermati i requisiti delle future amministrazioni provinciali (350.000 abitanti e 2.500 chilometri quadrati), ma non saranno 'cancellate' quelle attuali: ogni Regione farà un suo piano di riordino. Criterio di contiguità territoriale per i comuni che si vogliono spostare. Si allungano i tempi

ROMA - Confermato il dimezzamento delle province, ma cambiano le modalità: niente 'cancellazioni' di quelle più piccole ma un riordino generale di tutti gli enti deciso dalle Regioni. La commissione Bilancio del Senato ha approvato un emendamento al decreto della spending review proposto dai relatori Paolo Giaretta (Pd) e Gilberto Pichetto Fratin (Pdl). E via libera è stato dato anche a un subemendamento del Pd che prevede il criterio della contiguità territoriale per i comuni che si vogliono spostare da un ambito provinciale a un altro.

Giaretta ha spiegato che si tratta di un generico cambiamento "linguistico" che si è prodotto per "non dare la sensazione che ci fossero province che vincono e altre che perdono". Lo staff del ministro patroni griffi assicura perciò che le piccole province non potranno salvarsi dal taglio.

Cosa cambia. La mappa delle province cancellate 1 che è circolata nei giorni scorsi non è quindi più valida. I requisiti minimi delle future nuove province rimangono quelli già indicati dal governo, e cioè 350.000 abitanti e 2.500 chilometri quadrati. "Il riordino - ha detto il ministro della funzione pubblica Filippo Patroni Griffi - non è una norma di solo risparmio, ma una vera riforma strutturale. Spero saremo tutti in grado di guardare avanti e superare gli scetticismi".

L'emendamento prevede che siano le Regioni a proporre il riordino delle amministrazioni provinciali, con una proroga dei termini di scadenza: 70 giorni e non 40 per i Cal, fino a 90 giorni per la trasmissione dei piani al governo e 60 invece di 20 dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto per il governo per adottare la legge di riordino.

Sull'allungamento dei tempi per gli enti locali, per Patroni Griffi "è giusto coinvolgere le regioni fino a dove lo prevede la costituzione". Le regioni, come detto, dovranno rispettare i parametri di popolazione e territorio fissati dal governo, ma anche la volontà di spostamento dei comuni da una provincia ad un'altra, pur rispettando il criterio di contiguità territoriale, come previsto dal subemendamento del Pd. "Credo che ci saranno riordini che andranno ben oltre i requisiti minimi", ha precisato Patroni Griffi.

Rete scolastica e gestione dell'edilizia scolastica saranno di competenza provinciale. Nella modifica approvata, anche 100 milioni di euro che arriveranno dal fondo per i rimborsi fiscali alle imprese. Saltata invece - anche visto l'eme l'annunciata norma ad hoc per le province di Terni, Matera e Isernia.

24 luglio 2012

Province: Upi Nord, ricorso a Tar Lazio se criteri riordino non cambiano


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Province: Upi Nord, ricorso a Tar Lazio se criteri riordino non cambiano

23 Luglio 2012 - 18:59

(ASCA) - Verona, 23 lug - Le Province aderenti all'Upi del Veneto, della Lombardia e del Piemonte sono pronte ad ''impugnare avanti al Tar del Lazio la deliberazione del Consiglio dei Ministri del 20 luglio 'Criteri per il riordino delle Province', se rimarra' tale quale l'ha annunciata il Governo''.

Lo si legge nel documento conclusivo dell'assemblea di 23 presidenti di Province del Nord, svoltasi oggi a Verona.

''I nostri cittadini devono sapere che questa e' la vera lacuna dell'operazione spending review, si toccano le province democraticamente elette e non invece la miriade di enti intermedi e di uffici periferici dello Stato che rappresentano le stanze segrete della politica, i luoghi di sprechi e di vera casta. Questa - scrivono i presidenti - e' la nostra sfida: siamo pronti ad assumerci le funzioni di tutti questi enti intermedi ed uffici periferici dello Stato, ad invarianza di spesa e con il risparmio di miliardi di euro per indennita' di consigli di amministrazione''.

Allo stesso modo i presidenti ritengono ''che oltre alla riorganizzazione dell'ente provincia, sia necessario operare anche sugli altri livelli di governo, cio' per consentire quell'effettivo risparmio che, sicuramente, non si determina con l'attuazione della norma relativa alle sole province.

Qualora l'art.17 non cambiasse nel senso sopra descritto, ritenendo la piena legittimazione delle Regioni ad impugnare tale normativa, investendo anche prerogative regionali, le Province invitano le Regioni Piemonte, Lombardia e Veneto a provvedere in tal senso''.



23 luglio 2012

I SINDACATI CONFEDERALI INSIEME ALL'UPI

 

RSU CGIL: Claudio Bongiovanni, Valter Giordano, Guido Marino, Paolo Armando e Franco Ferraro

Tratto dal sito dell'Upi


La razionalizzazione delle Province sia condivisa nei territori. No allo svuotamento delle funzioni e ai tagli lineari.

“Le norme del Decreto sulla “Spending Review” accolgono solo in parte le proposte che l’UPI e il sindacati confederali della funzione pubblica hanno proposto nel documento unitario del marzo scorso, ma sono contraddette dallo svuotamento delle funzioni provinciali e dai tagli lineari che già dal 2012 porranno le Province nella condizione di chiudere servizi essenziali per i territori” – lo affermano congiuntamente i rappresentanti di FP Cgil, Uil FPL e UPI incontratisi oggi.

FP Cgil, Uil FPL e UPI, sottolineano che “l’istituzione delle Città metropolitane e la revisione delle circoscrizioni provinciali per dare alle Province una dimensione territoriale, demografica ed economica adeguata sono un passaggio essenziale per riordinare complessivamente tutta la pubblica amministrazione.”

“Ma se si vogliono creare istituzioni di area vasta più autorevoli - sottolineano - occorre ricomprendere tra le funzioni delle Province quelle che incidono profondamente sulla vita delle persone e delle famiglie: l’istruzione superiore con l’edilizia scolastica, la formazione, i servizi per il lavoro.”

“Il processo di riordino delle Province - aggiungono - va avviato con modalità e tempi che consentano di coinvolgere i territori e le rappresentanze dei lavoratori, perché siamo consapevoli che esso deve coinvolgere l’amministrazione periferica dello Stato e gli enti strumentali, agenzie, società partecipate e consorzi che svolgono impropriamente le funzioni degli enti locali”.

I Sindacati confederali della Funzione pubblica e l’UPI ribadiscono la necessità di avviare una riforma che, “attraverso una razionale divisione delle competenze e delle responsabilità tra istituzioni territoriali, permetta di non perdere il patrimonio professionale di quanti, sino ad oggi, sono stati quotidianamente al servizio dei cittadini. Va contrastata pertanto l’ipotesi di una indiscriminata messa in mobilità di lavoratori pubblici, attraverso una gestione condivisa del processo di riforma che consenta di riorganizzare il sistema valorizzando il capitale umano” .

“La nostra proposta - concludono - mira a semplificare e snellire la macchina amministrativa, attraverso la valorizzazione  professionale dei lavoratori, per riqualificare la spesa pubblica a vantaggio dei cittadini, contribuenti e fruitori dei servizi pubblici.”

(23-07-2012)
Redazione

Una guida alle province del Piemonte del futuro: Torino, Cuneo, Alessandria, Novara

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Una guida alle province del Piemonte del futuro: Torino, Cuneo, Alessandria, Novara


Anche se le schermaglie politiche sembrano ancora voler lasciare spazio ad altre soluzioni, dopo che il Consiglio dei Ministri ha stabilito i criteri con cui riordinare e abolire le province, i giochi sembrano definitivamente fatti per la riduzione delle province piemontesi da 8 a 4. Le province di Torino e Cuneo rimarranno con la novità della creazione della città metropolitana torinese che nascerà come per le nuove province entro il primo gennaio 2014. Le altre province si accorperanno secondo una logica che stanno loro stesse definendo che creerà 4 macro aree a nord-ovest, sud-ovest, nord-est e sud-est. La macro provincia del nordest piemontese deriverà dall’accropamento delle province di Novara, Vercelli, Biella e Vco. La macro provincia del sudest sarà coseguenza dell’accorpamente delle vecchie province di Alessandia e Asti.

Un po’ di incertezza resta per i capoluoghi delle province dell’est piemontese, anche se Novara e Alessandria sembrano le soluzioni più sensate. Alle nuove province rimarranno le competenze in materia ambientale, di trasporto e viabilità mentre le altre competenze passeranno ai rispettivi comuni.

Abbiamo provato ad aggregare i dati istat aggiornati al 31/12/2010 delle nuove quattro maxi province ed effettivamente ne esce una situazione più equilibrata come rapporti fra popolazione, superficie e comuni delle diverse realtà provinciali che ne derivano.


                  Popolazione         Superficie          Densità          Comuni

Torino           2.302.353           6.830                337               315

Cuneo           592.303              6.903                 86                250

Nord-est       900.379              6.598                136               333

Sud-est         662.300              5.071                131               308

Totale          4.457.335           25.402               175             1.206

I dati delle precedenti province piemontesi

                          Popolazione          Superficie      Densità       Comuni

Alessandria         440.613               3.560,42           124           190

Asti                     221.687               1.510,78           147           118

Biella                  185.768                     917,3           203            82

Cuneo                592.303                6.902,68            86            250

Novara              371.802                 1.338,12           278             88

Torino              2.302.353                  6.830,25         337           315

Vco                    163.247                  2.254,83           72            77

Vercelli               179.562                  2.088,08           86             86

Totale              4.457.335                    25.402          175         1.206

21 luglio 2012

Province, arrivano i tagli "da Corriere Sera"

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Da "Corriere della Sera"

DALLA GRANDE BRIANZA ALLA CAPITANATA


Province, arrivano i tagli

Il governo ne salva 43

Altre 64 saranno accorpate. Dal 2014 via a 10 città metropolitane. Spending review, non si toccano le festività

In un'immagine combinata la Torre di Pisa e il Monumento dei Quattro Mori di Livorno. Nonostante il campanilismo le due province rischiano l'accorpamento (Ansa)

ROMA - La «Provincia della Romagna» e quella del «Gusto» in Emilia, la «Pontino-Ciociara», la «Grande Brianza», e quella «delle Langhe». La nuova cartina dell'Italia dovrà prevedere meno della metà delle attuali 107 Province. E i criteri previsti dalla delibera emanata ieri dal Consiglio dei ministri, 350 mila abitanti e 2.500 chilometri quadrati, mettono a rischio 64 enti, 50 nelle Regioni a statuto ordinario e 14 in quelle a statuto speciale, salvandone per adesso quindi solo 43, tra cui le 10 Città metropolitane.

Così gli effetti del «riordino» delle geografia (guarda il pop up) delle amministrazioni locali saranno in alcuni casi un ritorno alle origini e ai nomi storici; in altri i territori dovranno trovare la maniera di convivere per svolgere assieme alcune funzioni, come la viabilità e la tutela ambientale.

«L'esito generale della riorganizzazione potrà portare a un numero, con qualche approssimazione, di 40 Province e 10 Città metropolitane», ha spiegato ieri il titolare della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, al termine di un Consiglio dei ministri che è andato avanti sul taglio delle Province, mentre ha soprasseduto sulla impopolare possibilità di sopprimere per quest'anno le festività patronali e Santo Stefano (dettata dalla manovra di Ferragosto scorso).

La novità di ieri è che il governo non parla più di «soppressione e accorpamento delle Province», termini che erano stati utilizzati nello spiegare il provvedimento di spending review , allarmando l'Unione delle Province, ma appunto di «riordino» con il pieno coinvolgimento delle autonomie locali. In base a criteri che tra l'altro sono stati ritoccati rispetto alle più stringenti indicazioni trapelate. Il precedente tetto dei 3 mila chilometri quadri di estensione poneva problemi irrisolvibili: alle due Province liguri vicine di Savona (1.500 chilometri quadrati) e Imperia (1.150), che insieme non raggiungevano in requisiti, mentre ora potranno fare la Provincia del «Ponente»; Caserta, invece, si estende per 2.600 chilometri, ma ha quasi un milione di abitanti, e Pesaro-Urbino avrebbe dovuto accorparsi con Ancona che è il capoluogo di Regione, e in quanto tale non viene toccato.

Ora saranno i consigli delle autonomie locali, organi di livello regionale, a predisporre un progetto di accorpamento che sarà presentato alla Regione e da questa al governo. «Entro l'anno, se non prima - secondo il ministro - il riordino delle Province sarà legge dello Stato».

Quindi la discussione si apre a livello locale, dove già non mancano le resistenze. In Toscana tutto l'attuale sistema va ridefinito: la sola Firenze rientra nei requisiti, ma diventerà Città metropolitana dal primo gennaio 2014; le rivali storiche, Pisa e Livorno, se ne dovranno fare una ragione e unirsi, come anche Siena e Arezzo. Nel Lazio la presidente della Regione, Renata Polverini, contesta i criteri. Anche qui la revisione dovrà essere una rivoluzione, con Latina che si potrebbe unire a Frosinone e Viterbo; Rieti e Civitavecchia che faranno assieme la Provincia della «Tuscia e Sabina». E le Regioni a statuto speciale mettono le mani avanti, rivendicando la propria autonomia. La Sardegna, per esempio, dove risponde ai requisiti solo Cagliari, prevede per legge tre Province: anche Sassari e Nuoro.

Tra le scelte obbligate, la neonata provincia BAT, Barletta, Andria e Trani (operativa solo dal 2009), farà con Foggia l'antica «Capitanata»; in Abruzzo la Provincia «Adriatica» metterà insieme Teramo, Pescara e Chieti. In Lombardia, dove rimangono solo Brescia, Bergamo, Pavia, mentre Milano pure sarà Città metropolitana, nascerà la «Grande Brianza». Alcune Province poi con territori molto piccoli, come Catanzaro e Campobasso, sono fatte salve perché capoluogo.

Finita la riorganizzazione, i nuovi enti avranno funzioni di tutela e valorizzazione dell'ambiente, pianificazione territoriale, della viabilità e del trasporto provinciale. Perdendo quindi le competenze sul mercato del lavoro e l'edilizia scolastica. Ed è su questo punto che l'Upi, pur apprezzando il gesto distensivo fatto dal governo decidendo di riordinare le Province e non abolirle, ora si aspetta un confronto e non è disposta a seppellire l'ascia.

Melania Di Giacomo21 luglio 2012






GANCIA SU SPENDING REVIEW

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GIANNA GANCIA SU SPENDING REVIEW

“La spending review? La faccio da tre anni su tutto, anche sui francobolli”

Spese postali dimezzate. Gianna Gancia: “Risparmi a 360 gradi”

Cuneo - "La spenging review? Non la scopro oggi, anzi: la faccio tutti i giorni da tre anni. Su tutto, perfino sui francobolli”. Lo dice la presidente della Provincia di Cuneo, nel commentare il provvedimento appena varato dal Governo. Non casuale ma voluto il riferimento alle spese postali che, per l’amministrazione di Corso Nizza, sono più che dimezzate negli ultimi tre anni. Nel primo semestre 2012, infatti, l’Ente ha speso 46.355 euro per la corrispondenza, a fronte dei 94.079 euro del 2009, che già era stata ridotta nello stesso periodo del 2010 e 2011 rispettivamente a 85.260 e 77.923 euro.

“Merito – secondo la presidente Gancia – di un forte impulso all’informatizzazione dell’Ente, opera che è valsa riconoscimenti nazionali alla Provincia di Cuneo e che, soprattutto, si è tradotta in risparmi molto significativi”.

Questo per ribadire che, prosegue la presidente, “non abbiamo aspettato che ce l’ordinasse il Dottore per riqualificare la nostra spesa: l’abbiamo fatto puntualmente, giorno per giorno, in ciascuno dei mille rivoli in cui si articolano le uscite, incidendo sulla spesa per il funzionamento e per il personale, sulle società partecipate, sull’indebitamento e su ogni voce, quand’anche minima. Se così non avessimo fatto, oggi non saremmo la provincia con meno tasse in Piemonte”.

Ridisegnate le Province

 

RSU CGIL: Claudio Bongiovanni, Valter Giordano, Guido Marino, Paolo Armando e Franco Ferraro

 La stampa

Ridisegnata l'Italia
del campanile:
addio a 64 Province


Il premier Mario Monti

Da 107 a 43 con la "sforbiciata" pensata dall'Esecutivo

rosaria talarico
roma
Potranno i parsimoniosi criteri della spending review avere la meglio sul campanilismo italico? Il decreto varato ieri dal Consiglio dei ministri in tema di «riordino» delle province italiane ha creato più di un mal di pancia. Naturalmente tra chi rischia la cancellazione amministrativa e geografica.

Se il presidente dell’Upi (l’Unione delle province) Giuseppe Castiglione parla di «un processo di riforma istituzionale dal quale ci auguriamo esca una Italia più efficiente, con una amministrazione più moderna», il tono muta decisamente tra chi è a un passo dalla sparizione.

I presidenti delle province a rischio hanno chiesto di «bloccare l’ulteriore tentativo da parte del governo di definire criteri di taglio lineare e puramente dimensionali delle nostre province» ed esortano l’Upi a denunciare immediatamente l’incostituzionalità dell’articolo 17 del decreto e «di sospendere ogni disponibilità a collaborare col governo sulla riorganizzazione e il riassetto delle Province». Ma cosa determina gli accorpamenti tra province? In base ai criteri rivisti e approvati ieri dall’esecutivo, i nuovi enti dovranno avere almeno 350 mila abitanti ed estendersi su una superficie territoriale non inferiore ai 2500 chilometri quadrati. Saranno quindi 64 su 107 le province da accorpare, di cui 50 in regioni a statuto ordinario e 14 in regioni a statuto speciale.

Le province salve sarebbero dunque 43 su 107 di cui: 10 metropolitane, 26 in regioni a statuto ordinario e 7 in regioni a statuto speciale. Tuttavia va detto che in queste ultime varranno le prerogative previste dai rispettivi statuti. Anche se rispetto ai precedenti e più restrittivi criteri è stato fatto un passo avanti, in alcune regioni il taglio delle attuali province sarà drastico. Ad esempio in Toscana dove rispetto alle dieci attuali province, solo Firenze avrebbe i requisiti per restare e anche per trasformarsi in città metropolitana. Le restanti nove dovranno accorparsi in due nuove amministrazioni provinciali. È pensabile, per dire, che la storica rivalità Pisa-Livorno possa essere cancellata per decreto? Va un po’ meglio in Lombardia: su 12 province attuali, solo 4 (Milano, Brescia, Bergamo e Pavia) hanno i requisiti per rimanere in vita (Milano si trasformerà in città metropolitana).

Le nuove province avranno competenza in materia ambientale, di trasporto e viabilità. Mentre perderanno alcune funzioni (mercato del lavoro ed edilizia scolastica). Si è trasformato invece in un nulla di fatto l’accorpamento delle ferie «per motivi giuridici ed economici». Il consiglio dei Ministri ha infatti espresso parere contrario perché la questione avrebbe riguardato solo tre giorni l’anno: lunedì di pasquetta, il 26 dicembre e la festività dei Santi patroni e per scongiurare ricadute sul turismo.

Le festività non saranno accorpate Province, ecco i criteri di soppressione

 RSU CGIL: Claudio Bongiovanni, Valter Giordano, Guido Marino, Paolo Armando e Franco Ferraro 

Dal sito La repubblica

Il governo: i nuovi enti territoriali dovranno avere almeno 350mila abitanti ed estendersi su una superficie territoriale non inferiore ai 2500 chilometri quadrati

ROMA - Il governo ha deciso di non procedere all'accorpamento delle festività: "I risparmi di spesa non sono garantiti - si legge nel comunicato del Consiglio dei ministri - non ci sono casi simili in Europa, e si violerebbe il principio dell'autonomia contrattuale, con il risultato di aumentare la conflittualità tra lavoratori e datori di lavoro".

Nella riunione del Cdm è stata poi varata la circolare con i criteri per la riduzione delle province. "In base ai criteri approvati - si legge - i nuovi enti dovranno avere almeno 350mila abitanti ed estendersi su una superficie territoriale non inferiore ai 2500 chilometri quadrati". La soppressione, ha precisato il ministro Filippo Patroni Griffi, potrà portare il numero delle province a 40 e ridurre a 10 le città metropolitane.

La soppressione delle province esistenti e la creazione delle nuove sarà realizzata "con legge", ha precisato il ministro in conferenza stampa. "Puntiamo a concludere il processo normativo entro il 2012 - ha aggiunto precisando - ma si può fare anche prima".

Stando ai dati Istat, in Piemonte, delle otto province attuali, sparirebbero quelle di Vercelli, Asti, Biella, Verbano-Cusio e Novara. In Lombardia dovrebbero essere accorpate quelle di Lecco, Lodi, Como, Monza Brianza, Mantova, Cremona, Sondrio e Varese. Nel Veneto rimarrebbero in vita Venezia Verona e Vicenza. Accorpamento in vista anche per Rovigo, Belluno, Padova, Treviso. In Liguria su quattro province attuali sparirebbero Savona e Imperia. In Emilia Romagna accorpate Reggio Emilia, Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini e Piacenza. In Toscana, su 10 Province, si salverebbe solo Firenze.

In Umbria rimarrebbe solo Perugia; nelle Marche "salve" Ancona Pesaro e Urbino, nel Lazio Roma e Frosinone, in Abruzzo L'Aquila e Chieti, in Molise Campobasso, in Campania salve tutte tranne Benevento. In Basilicata rimarrebbe in vita la provincia di Potenza; in Puglia quelle di Bari, Foggia e Lecce. Infine in Calabria, da accorpare Crotone e Vibo Valentia.

A queste sono da aggiungere le province nelle Regioni speciali: in Sicilia su nove rimarranno in vita solo Palermo, Agrigento, Catania e Messina. In Sardegna rimarrà solo la Provincia di Cagliari. Infine in Friuli, su quattro province iniziali, rimarrebbero Trieste e Udine.

Le nuove Province eserciteranno le competenze in materia ambientale, di trasporto e viabilità (le altre competenze finora esercitate vengono invece devolute ai Comuni, come stabilito dal decreto "Salva Italia"). La soppressione delle Province che corrispondono alle Città metropolitane - 10 in tutto, tra cui Roma, Milano, Napoli, Venezia e Firenze - avverrà contestualmente alla creazione di queste (entro il primo gennaio 2014).

Intanto, è stato elaborato e approvato un documento con il quale si chiede a senatori e deputati, ai capigruppo dei partiti del senato e della camera, ai presidenti di camera e senato di stralciare l'articolo 17 del decreto sulla spending review, che dispone l'accorpamento, "per palesi fattori di incostituzionalità e per la insussistenza delle motivazioni di necessità ed urgenza". Il documento è stato elaborato e approvato dai presidenti e dai rappresentanti delle province di ancona, ascoli piceno, avellino, barletta-andria-trani, benevento, chieti, crotone, fermo, gorizia, isernia, latina, lodi, matera, pescara, piacenza, pordenone, reggio emilia, rimini, rovigo, savona, teramo, trapani, varese, vercelli, vibo valentia, vicenza, riuniti nella sede della provincia di benevento, alla rocca dei rettori. I presidenti chiedono anche, in via subordinata, che l'articolo 17 "venga riportato ad una dimensione di provvedimento di spesa e che vengano individuati gli obiettivi di carattere economico da raggiungere, affidando agli enti locali ed alle regioni l'iniziativa dell'adozione degli interventi da attuare per raggiungere tali obiettivi". Anche il Presidente dell'upi, Giuseppe Castiglione, ha chiesto che il processo di riforma istituzionale venga condiviso con i territori.

 
(20 luglio 2012)

stabiliti i criteri delle nuove province



 RSU CGIL: Claudio Bongiovanni, Valter Giordano, Guido Marino, Paolo Armando e Franco Ferraro

da italia oggi

Stabiliti i criteri delle nuove province

Almeno 350mila abitanti e un territorio di 2500 chilometri quadrati: sono i criteri delle nuove province, stabiliti al termine del Consiglio dei ministri di oggi, che eserciteranno competenze in materia ambientale, di trasporto e viabilità (le altre competenze finora esercitate saranno trasferite ai comuni, come stabilito dal decreto Salva Italia).

"L'esito generale di questa riorganizzazione porterà a un numero, con qualche approssimazione, intorno a 40 provincie e 10 citta metropolitane", ha spiegato il ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi. Il riordino avverrà con una legge entro l'anno. “Dodici mesi che ci consentono di avere più elasticità sui tempi intermedi, visto che questa riforma incide fortemente sul territorio", ha  aggiunto il ministro. “Ora si apre il confronto con i consigli delle autonomie locali e delle regioni e il passaggio finale di questo percorso in un nuovo atto legislativo che metterà a regime il complesso riordino del sistema di governo sul territorio”.

Nei prossimi giorni il governo trasmetterà la deliberazione al Consiglio delle autonomie locali (Cal), istituito in ogni Regione e composto dai rappresentanti degli enti territoriali (se manca, la deliberazione sarà trasmessa all'organo regionale di raccordo tra regione ed enti locali). La proposta finale sarà trasmessa dal Cal e dalle regioni interessate dal provvedimento al governo, che procederà all'effettiva riduzione delle province con un nuovo atto legislativo a completamento della procedura.

Deciso il taglio delle Province: si salva chi ha più di 350mila abitanti. Salta l'accorpamento delle festività


RSU CGIL: Claudio Bongiovanni, Valter Giordano, Guido Marino, Paolo Armando e Franco Ferraro


Da il sole 24 ore

La stretta prevista dalla spending review sulle province prende forma. Il consiglio dei ministri ha definito i criteri per il riordino, che dovrà comunque avvenire con legge dello Stato. Le province dovranno avere almeno 350mila abitanti ed estendersi su una superficie territoriale non inferiore ai 2.500 chilometri quadrati. Eserciteranno le competenze in materia ambientale, di trasporto e viabilità (le altre competenze finora esercitate dalle Province vengono invece devolute ai Comuni, come stabilito dal decreto "Salva Italia"). La soppressione delle province che corrispondono alle Città metropolitane – dieci in tutto, tra cui Roma, Milano, Napoli, Venezia e Firenze – avverrà contestualmente alla creazione di queste (entro il 1° gennaio 2014). In cdm il Governo ha poi affrontato la questione del calendario delle festività e delle celebrazioni nazionali, ma alla fine ha deciso di non procedere all'accorpamento delle festività.
Patroni Griffi: restano 40 province e dieci grandi città
L'esito generale della riorganizzazione delle Province, ha spiegato il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi nel corso della conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri - «porterà a un numero, con qualche unità di approssimazione, intorno alle 40 Province e alle 10 città metropolitane». Il riordino delle Province, ha aggiunto, «deve avvenire con legge dello Stato e per i tempi conteremmo di concludere la normativa entro l'anno. Questo significa avere maggiore elasticità sui tempi intermedi, visto che la riforma incide fortemente sul territorio».
Il premier: il contagio è in corso, non da oggi
Il contagio è in corso, non da oggi. Lo ha ricordato il premier Mario Monti nella conferenza stampa successiva al consiglio dei ministri. «Non abbiamo nessuna intenzione di fare nuove manovre - ha chiarito - . Siamo sulla via programmata per il conseguimento degli obiettivi di bilancio. Non vi é l'esigenza di nuove manovre». Il Professore ha poi aggiunto: «dobbiamo fare di tutto, come stiamo facendo, con grande senso di responsabilità da parte dei cittadini e le forze politiche per uscire dalle difficoltà con le nostre forze». Infine, un messaggio ai partiti: non devono allentare «l'impegno e il ritmo decisionale».
«Con Napolitano non si è discusso del decreto di agosto»
«L'incontro con il Capo dello Stato - ha spiegato il presidente del Consiglio - è stato uno dei periodici incontri che abbiamo in cui riferisco delle attività del governo. Abbiamo parlato delle prospettive della situazione politica non di emergenze finanziare o dl agosto».
«Non vogliamo la patrimoniale»
Patrimoniale, al di sopra dei 250mila euro? «Io non l'ho sentita questa voce - ha risposto Monti -. Non rientra nelle intenzioni, né nei programmi del governo italiano».
«Deluso da andamento spread, pesano incertezze e quadro politico»
Monti non ha nascosto che c'é «delusione» nel Governo «per l'andamento dello spread e quindi dei tassi di interesse». In conferenza stampa il premier ha individuato due ragioni per cui i mercati continuano a penalizzare l'Italia: «le insufficienze nella governance dell'Eurozona», le cui recenti decisioni «devono tradursi in meccanismi operativi» e «l'incertezza del quadro politico» nazionale.
«Confido nel senso di responsabilità dei sindacati»
«C'è una tenuta del sistema sociale - ha poi osservato il Professore - e mi auguro che quel senso di responsabilità che è finora prevalso anche nell'atteggiamento sociale e sindacale, a differenza di quello che stiamo vedendo in altri Paesi come la Spagna, mi auguro possa continuare per non aggravare una situazione complessa».
Nota di palazzo Chigi: le tre ragioni per non accorpare le festività
Il Cdm ha deciso di non procedere all'accorpamento delle festività per tre ragioni. Anzitutto - spiega una nota di palazzo Chigi - perché, secondo le stime della Ragioneria generale, la misura non dà sufficienti garanzie di risparmio. Inoltre, perché a differenza di quanto indicato dal decreto legge del 2011 nella parte in cui fa riferimento a «diffuse prassi europee», non esistono in Europa previsioni normative di livello statale che accorpino le celebrazioni nazionali e le festività dei Santi Patroni. In alcuni Paesi (ad esempio la Germania, l'Austria e la Spagna) - rileva la nota del Governo - la celebrazione delle festività dei Santi Patroni rientra nell'autonoma determinazione delle autorità locali che le fanno coincidere col giorno a questi dedicato nel calendario gregoriano. Nei Paesi anglosassoni - ad esempio in Irlanda e in Scozia - i Santi Patroni delle principali città sono riconosciuti e celebrati, con giornate festive stabilite a livello statale. Infine, si è deciso di non procedere all'accorpamento perché l'attuazione della misura nei confronti dei lavoratori privati violerebbe il principio di salvaguardia dell'autonomia contrattuale, con il rischio di aumentare la conflittualità tra lavoratori e datori di lavoro.

20 luglio 2012

varati i parametri delle nuove province


 RSU CGIL: Claudio Bongiovanni, Valter Giordano, Guido Marino, Paolo Armando e Franco Ferraro 
Fonte UPI

Nuove Province: il Governo vara i parametri

I Commenti del Presidente dell'Upi, Giuseppe Castiglione, e del Vice Presidente Vicario, Antonio Saitta
Castiglione, Upi: “A partire dalle Province si riordini tutta l’amministrazione.Adesso parte percorso condiviso con i territori”.
“Il varo della delibera del Governo nel Consiglio dei Ministri di oggi, che definisce i parametri intorno a cui saranno costruite le nuove Province, da il via ad un processo di riforma istituzionale dal quale ci auguriamo esca una Italia più efficiente con una amministrazione più moderna.I parametri stabiliti consentono alle Province che nasceranno da questa riforma, di avere dimensioni tali da potere svolgere a pieno il loro ruolo di enti di governo di area vasta”.
“Il Governo ha colto la nostra richiesta di riordinare le Province e non abolirne – aggiunge Castiglione -  ora spetta al Parlamento assicurare che il percorso avvenga lasciando spazio ai territori nel ridisegnare il nuovo assetto delle Province”.
E’ il commento del Presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione, sull’approvazione della delibera del Governo che stabilisce i criteri per gli accorpamenti delle Province.
In allegato, la lista delle Province secondo i parametri decisi dal Governo
Nel link, il comunicato stampa della Presidenza del Consiglio dei Ministri
Saitta “Ora il Governo con la stessa determinazione accorpi gli uffici periferici dello Stato”
 “Da oggi parte un percorso decisivo per la riforma del governo dei territori: la definizione delle nuove Province è il primo passo verso quella modernizzazione della pubblica amministrazione locale che ha visto gli amministratori provinciali in prima linea. Un percorso che il Parlamento deve adesso completare assegnando alle Province le funzioni necessarie per svolgere a pieno il proprio ruolo di enti di governo di area vasta, a partire da istruzione ed edilizia scolastica”.
E’ il commento del Vice Presidente Vicario dell’Upi, Antonio Saitta, Presidente della Provincia di Torino, che chiede però al Governo “di usare ora la stessa determinazione per intervenire sugli accorpamenti degli uffici periferici dello Stato, a partire dalle Prefetture. In questo modo lo Stato darà un contributo concreto al contenimento della spesa pubblica”.
Saitta conclude proponendo una riflessione “sulla necessità di valutare l’accorpamento delle Regioni più piccole, quelle che hanno oggi un’estensione ed una popolazione inferiore alle nuove Province accorpate”.
In allegato, la lista delle Province secondo i parametri decisi dal Governo
Nel link, il comunicato del Consiglio dei Ministri
http://www.governo.it/Governo/ConsiglioMinistri/dettaglio.asp?d=68751

RSU CGIL: Claudio Bongiovanni, Valter Giordano, Guido Marino, Paolo Armando e Franco Ferraro

Fonte lettera 43

Addio a 64 province

Si salva chi ha 350 mila abitanti o un'area di 2.500 kmq.

Via 64 Province su 107: dovranno essere accorpate
Nel mirino della spending review sono finite 50 di Regioni a statuto ordinario e 14 di Regioni a statuto speciale.
In base ai criteri definiti venerdì 20 luglio dal Consiglio dei ministri i nuovi enti dovranno avere almeno 350 mila abitanti ed estendersi su una superficie territoriale non inferiore ai 2.500 chilometri quadrati.
NE RESTANO 43. Sono solo 43 le Province destinate a sopravvivere: 26 in Regioni a statuto ordinario, sette in Regioni a statuto speciale e le 10 province delle aree metropolitane che verranno soppresse con la nascita delle città metropolitane entro il primo gennaio 2014.
C'è da ricordare tuttavia che nelle Regioni a Statuto speciale varranno le prerogative previste dai rispettivi Statuti.
In Sardegna, per esempio, la legge costituzionale dell'Isola prevede tre Province: Cagliari, Sassari e Nuoro.
IL FRIULI NON CI STA. In Friuli Venezia Giulia, è il presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini, a ricordare che «è la Regione che deve decidere sia per quanto riguarda l'estensione sia per ciò che attiene al numero di abitanti». «Ora», ha affermato il presidente dell'Upi, l'Unione delle Province d'Italia, Giuseppe Castiglione «parte un processo di riforma istituzionale dal quale ci auguriamo esca una Italia più efficiente, con una amministrazione più moderna».

La riforma cambierà il volto dell'Italia

In ogni modo la riforma delle Province è destinata a comportare un cambio storico della cartina geografica italiana, con nuovi enti che nasceranno, alcuni anche 'riesumando', o almeno ricordando da vicino, antiche suddivisioni del territorio italiano.
Basti pensare che tra le nuove Province che potrebbero nascere dall'accorpamento di quelle esistenti c'è la Provincia romagnola che riunirebbe Cesena, Forlì, Rimini e Ravenna che sono già al lavoro per un'unica Provincia.
ARRIVA LA 'PROVINCIA DEL GUSTO'. Parma, Piacenza, Modena e Reggio Emilia, invece, potrebbero far parte di una sorta di Provincia del buon gusto capace di riunire tutte le migliori Indicazioni geografiche protette (Igp) del Paese, dal parmigiano al prosciutto, all'aceto.
In alcuni territori il taglio delle attuali Province sarà drastico: basti pensare alla Toscana, dove, delle attuali 10 Province, solo Firenze ha i requisiti non solo per rimanere, ma per trasformarsi in città metropolitana. Le altre nove dovranno accorparsi per dare vita - è probabile - a due nuove amministrazioni provinciali.
LOMBARDIA: RESISTONO IN QUATTRO. In Lombardia, su 12 Province attuali, solo quattro (Milano, Brescia, Bergamo e Pavia) hanno i requisiti per rimanere in vita (Milano si trasformerà in città metropolitana), le altre dovranno in qualche modo accorparsi.
Le nuove Province eserciteranno le competenze in materia ambientale, di trasporto e viabilità; perderanno invece alcune funzioni tra le quali quelle che riguardano il mercato del lavoro e l'edilizia scolastica.

Venerdì, 20 Luglio 2012

Elenco delle Province "Salve"

 RSU CGIL: Claudio Bongiovanni, Valter Giordano, Guido Marino, Paolo Armando e Franco Ferraro  

 
Accorpamento Province
(art. 17 DL 95/2012 AS3396)
Delibera Consiglio dei Ministri 20 luglio 2012

PARAMETRI
350.000 ABITANTI e 2500 kmq


Totale Province da accorpare:  64 su 107
di cui:  50 in Regioni a Statuto Ordinario 14 in Regioni a Statuto Speciale

Totale Province da NON accorpare:  43 su 107
di cui: 10 metropolitane, 26 in Regioni a Statuto Ordinario e
7 in Regioni a Statuto speciale


 tabella per Regione


A)  SALVE = RISPONDONO AI 2 REQUISITI O SONO CAPOLUOGO DI REGIONE O SONO SALVATE DA NORMA AD HOC
B)    = NON RISPONDONO AI REQUISITI RICHIESTI SUB A)

REGIONI A STATUTO ORDINARIO


Numero Province attuali
A)
B)

PIEMONTE
8
Torino
Cuneo
Alessandria

Vercelli
Asti
Biella
Verbano – Cusio
Novara
LOMBARDIA

12
Milano
Brescia
Bergamo
Pavia

Lecco
Lodi
Como
Monza Brianza
Mantova
Cremona
Sondrio
Varese
VENETO
7
Venezia
Verona
Vicenza

Rovigo
Belluno
Padova
Treviso
LIGURIA
4
Genova
La Spezia
Savona
Imperia
EMILIA ROMAGNA  
9
Bologna
Parma
Modena
Ferrara

Reggio Emilia
Ravenna
Forlì – Cesena
Rimini
Piacenza
TOSCANA
10
Firenze

Grosseto
Siena
Arezzo
Lucca
Massa Carrara
Pistoia
Prato
Pisa
Livorno

UMBRIA
2
Perugia
Terni

MARCHE
5
Ancona
Pesaro e Urbino
Ascoli Piceno
Macerata
Fermo

LAZIO
5
Roma
Frosinone

Latina
Rieti
Viterbo
ABRUZZO
4
L’Aquila
Chieti

Pescara
Teramo
MOLISE
2
Campobasso
Isernia

CAMPANIA
5
Napoli
Salerno
Caserta
Avellino

Benevento

BASILICATA
2
Potenza
Matera

PUGLIA
6
Bari
Foggia
Lecce
Taranto
Brindisi
Barletta – Andria

CALABRIA  
5
Cosenza
Reggio Calabria
Catanzaro

Crotone
Vibo Valentia

Totale province
86
36
50




STATUTO SPECIALE

SICILIA  
9
Palermo
Agrigento
Catania
Messina

Caltanissetta
Enna
Ragusa
Siracusa
Trapani
SARDEGNA  
8
Cagliari

Olbia – Tempio
Medio
Ogliastra
Carbonia
Sassari
Nuoro
Oristano
FRIULI VENEZIA GIULIA
4
Trieste
Udine
Pordenone
Gorizia
Totale province
21
7
14