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23 aprile 2012

Rassegna stampa a cura di Claudio Bongiovanni, Cristina Lavina, Diego Reineri, Valter Giordano, Franco Ferraro e Marino Guido.

Province quale futuro:

Tratto da Italia Oggi del 19/04/2012

La Carta delle Autonomie ....
"Istruzione, Edilizia Scolastica e Lavoro nel caos"

Clicca sul link che segue per  prendere visione dell'articolo.

articolo di stampa


19 aprile 2012

PATRONI GRIFFI: PROVINCE MANTERRANNO FUNZIONI DI AREA VASTA, PER NON "SOVRACCARICARE" LE REGIONI

Rassegna stampa a cura di Claudio Bongiovanni, Cristina Lavina, Diego Reineri, Valter Giordano, Franco Ferraro e Marino Guido.

dal sito Met pubblichiamo articolo del 18/04/2012 - link diretto all'articolo:Redazione Met
 “Patroni Griffi: Province manterranno funzioni di area vasta, per non ‘sovraccaricare’ le Regioni”

PATRONI GRIFFI: PROVINCE MANTERRANNO FUNZIONI DI AREA VASTA, PER NON "SOVRACCARICARE" LE REGIONI

"Inevitabili" accorpamenti e il riassetto dell'apparato periferico dello Stato: prefetture, questure, uffici della difesa, forze di polizia. Ma poi il ministro precisa: il Governo punta a contenere le funzioni delle Province. Il presidente della Provincia di Genova Repetto si dimette per protesta


Governo e pianificazione del territorio, tutela ambientale, strade e viabilità, funzione dei trasporti a livello di organizzazione, edilizia scolastica per gli istituti superiori. Sono alcune delle funzioni cosiddette di "area vasta" che resteranno in capo alle Province per "non sovraccarivare le Regioni che dovrebbero affidarle ad agenzie esterne" . Lo ha detto il ministro della Funzione Pubblica Filippo Patroni Griffi nel corso dell'audizione in commissione questioni regionali. In ordine al riassetto delle Provincie, "l'assetto che sembra prefigurarsi è il mantenimento degli organi a elezione indiretta delle province" e si punterà a "contenere fortemente l'uso di agenzie per funzioni locali". "A mio parere - ha poi detto il ministro - un riassetto delle funzioni a livello provinciale implica un riassetto dell'apparato periferico dello Stato nell'ottica di un contenimento della spesa". Secondo il ministro, "saranno inevitabili accorpamenti" anche nell'ottica "della gestione del personale e degli immobili". "E' indubbio che questo riguarderà prefetture, questure, uffici della difesa, forze di polizia", ha spiegato. (ANSA).

Con riferimento alle notizie riportate dalle agenzie di stampa di oggi, il ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione, Filippo Patroni Griffi, precisa che nel corso dell'audizione presso la Commissione bicamerale per le questioni regionali "si è limitato a rappresentare il dibattito in corso al Senato sull'individuazione delle funzioni fondamentali delle Province, chiarendo che la posizione del Governo è quella di un rigoroso contenimento di queste ultime, in coerenza con il decreto Salva-Italia". (ANSA).

"Era già scritto in due diversi ordini del giorno approvati dalla Camera, ma oggi il sottosegretario all'Interno Saverio Ruperto ha confermato che i presidenti di provincia diventeranno i commissari di loro stessi fino a quando non entrerà in vigore la normativa sulla riforma delle province". A confermarlo è il deputato Pd Oriano Giovanelli, componente della commissione Affari Costituzionali. E non ci sarebbe bisogno di alcun intervento normativo. La cosa diventerebbe operativa con una circolare del Viminale. (ANSA).

Il presidente della Provincia di Genova Alessandro Repetto (Pd) ha annunciato oggi al consiglio provinciale, riunito nell'ultima seduta della legislatura, la decisione "irrevocabile" di dimettersi. E' il modo per esprimere "forte contrarietà politica alla scelta del legislatore nazionale di porre fine alla centocinquantennale storia degli enti Provincia con interventi normativi che riducono la loro 'autonomia'". "Sono consapevole della necessità di una ristrutturazione e razionalizzazione dell'assetto ordinamentale dello Stato Italiano - ha detto Repetto -, ma reputo fortemente irriguardoso e fuorviante il percorso che ha condotto il legislatore a decretare la fine dell'autonomia delle Province e l'abolizione dell'elezione diretta del suo presidente e del Consiglio". Per Repetto "la motivazione del taglio dei costi della politica appare ingiustificata e inopportuna, specie se riferita a parametri oggettivi che denunciano la necessità di pervenire a restrizioni ben più consistenti su enti e organismi portatori di rilevanti oneri di funzionamento". (ANSA).

Carta delle autonomie locali: il punto della situazione.

Rassegna stampa a cura di Claudio Bongiovanni, Cristina Lavina, Diego Reineri, Valter Giordano, Franco Ferraro e Marino Guido.

Facciamo il puntio in merito alla situazione della carta delle autonomie:

RESOCONTO DELLE SEDUTA DI MERCOLEDI' 11/04/2012
AFFARI ISTITUZIONALI:

Prendi visione dell'intero articolo tratto dal sito online leggi.it:
LINK ALL'ARTICOLO

18 aprile 2012

Riforma delle Province. Quando una proposta organica?

Rassegna stampa a cura di Claudio Bongiovanni, Cristina Lavina, Diego Reineri, Valter Giordano, Franco Ferraro e Marino Guido

Clicccando sul link che segue, potrai prendere visione di un interessante articolo pubblicato sul sito online leggioggi.it che illustra tutte le proposte di legge redatte in merito alla riforma delle Province oltre ad alcune basilari considerazioni sulle funzioni svolte.

La nuova puntata della “saga” della riforma delle province. Quando una proposta organica?

17 aprile 2012

Province, organi nel caos - Il DDL è a rischio di incostituzionalità.

A cura di Claudio Bongiovanni, Marino Guido, Diego Reineri, Franco Ferraro e Valter Giordano

Benchè in materia di organi di comuni e province e di elezione degli stessi sia competente lo stato ai sensi dell'art. 117, comma 2, lett. p) della Costituzione, la legislazione statale trova dei limiti e dei vincoli da rispettare, impliciti nella stessa articolazione delle diverse realtà istituzionali che costituiscono la Repubblica di cui all'art. 114 Cost.
Infatti, secondo alcuni studiosi, la novella costituzionale del 2001 avrebbe configurato un pluralismo istituzionale paritario, non potendosi più individuare tra i diversi enti che compongono la Repubblica rapporti di gerarchia o anche solo di preminenza.
La scelta di selezione dei consiglieri provinciali attraverso un'elezione di secondo grado, come organi di espressione dei comuni ricadenti all'interno del territorio provinciale, andrebbe ad alterare proprio questa posizione di tendenziale parità tra i suddetti enti, in quanto verrebbe a creare una situazione per la quale solo regioni, città metropolitane e comuni godrebbero di un'autonomia collegata direttamente al principio popolare-democratico, mentre l'ente provincia vedrebba venir meno quel legame diretto tra l'istituzione e la comunità insediata nel proprio territorio.
In realtà, l'art. 114 del Testo Costituzionale presuppone la legittimazione popolare di tutte le istituzioni che formano la Repubblica, quale condicio imprescindibile per una rappresentanza politica piena del territorio. Questo dato, come ha puntualizzato l'Upi in una recente nota a commento del disegno di legge, è avvalorato anche dalla Carta Europea delle autonomie locali del 1985, già ratificata dall'Italia, che collega la sfera di autonomia di un ente locale territoriale alla investitura popolare dei suoi organi(art. 3, comma 2).

13 aprile 2012

Le Province in scadenza di mandato ricorrono al Tar

A cura di Valter Giordano e Claudio Bongiovanni

Gli amministratori delle Province non vengono più eletti dai cittadini e i presidenti degli enti in scadenza ricorrono al Tar.

Como, Ancona, Vicenza, Genova e La Spezia
sono le prime amministrazioni provinciali a subire "la cura" Monti.

Stando alle vecchie regole sarebbero infatti dovute andare alle urne il prossimo 6 e 7 maggio, ma così non sarà.

Per effetto delle modifiche normative introdotte dal governo, prima con un decreto e poi con un disegno di legge approvato dal consiglio dei ministri il 6 aprile, i prefetti non hanno infatti dato seguito agli adempimenti preliminari alle elezioni provinciali, limitandosi a convocare i comizi per le elezioni dei sindaci e dei consigli comunali.

12 aprile 2012

6 aprile - il Consiglio dei Ministri approva il DDL per l'elezione dei nuovi organi delle Province

Rassegna stampa a cura di Valter Giordano, Claudio Bongiovanni, Guido Marino, Cristina Lavina, Franco Ferraro, Diego Reineri.

Il Consiglio dei Ministri ha approvato, il 6 aprile u.s., il disegno di legge che disciplina le modalità elettive - di secondo grado - dei nuovi organi provinciali (Presidente della Provincia e Consiglio provinciale). Al DDL dovrà ora espletare tutto l'iter legis.

Articolo tratto dal sito leggioggi.it

DISEGNO DI LEGGE SULLE MODALITÀ DI ELEZIONE DEL CONSIGLIO PROVINCIALE E DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA

Il Consiglio dei Ministri ha approvato invia definitiva, su proposta del Ministro dell’Interno, il disegno di legge che disciplina le modalità di elezione di secondo grado dei Consigli provinciali e dei Presidenti della Provincia. Il risparmio atteso dal nuovo sistema è di 120 milioni di Euro per lo Stato e di circa 199 milioni di Euro per le Province.

Il nuovo “modello elettorale provinciale” è di tipo proporzionale, fra liste concorrenti, senza la previsione di soglie di sbarramento e di premi di maggioranza. Gli elementi che lo caratterizzano sono:

1. elezione contestuale del Consiglio provinciale e del suo Presidente;

2. elettorato passivo riservato ai Sindaci e consiglieri in carica al momento dells presentazione delle liste e della proclamazione;

3. ciascuna candidatura alla carica di Presidente della Provincia è collegata a una lista di candidati al Consiglio provinciale;

4. i votanti possono esprimere fino a due preferenze: se decidono di esprimere la seconda preferenza, una delle due deve riguardare un candidato del Comune capoluogo o di sesso diverso da quello a cui è destinata la prima preferenza;

5. è proclamato Presidente della Provincia il candidato che ottiene il maggior numero di voti. In caso di parità si prevede il ballottaggio. In caso di ulteriore parità è eletto il più anziano d’età.

6. Le cariche di Presidente e Consigliere provinciale sono compatibili con quelle di Sindaco e Consigliere comunale. È però vietato il cumulo degli emolumenti.


Clicca sui link che seguono per la visione di altri articoli sul predetto tema pubblicati:

il Sole 24 ORE - "Province, un Ddl cambia il voto: presidente e Consiglio scelti dai sindaci"

ANSA - "Ok definitivo a secondo decreto per Roma Capitale - L. elettorale province, risparmi 319 mln euro"

Il Messaggero.it - "Province rimangono, ma elette da sindaci - Zingaretti attacca: funzioneranno peggio"

ASCA (Agenzia Stampa Quotidiana Nazionale) - "Province: Zoggia(Pd), bene ddl governo, ora si lavori per migliorare"

Lettera 43 - "Province, addio elezione diretta del presidente"

05 aprile 2012

Lavaggio tute agenti stradali e reperibilità viabilità

A cura di Claudio Bongiovanni, Giordano Valter, Ferraro Franco, Marino Guido e Reineri Diego.

Il giorno 28/03/2012 la Segretaria CGIL Danila Botta e il gruppo CGIL della RSU hanno incontrato l’amministrazione per cercare un'adeguata soluzione per le problematiche che riguardano il lavaggio delle tute da lavoro dei cantonieri e del nuovo regolamento sulla reperibilità.
Per quanto riguarda il lavaggio tute, l'Ente ha dichiarato che nessun ricorso è mai stato presentato. Come é noto, il problema è sorto da oltre 18 mesi, per molti agenti stradali le tute da lavoro costituiscono dispositivi di protezione individuale. L'ente concorda che il problema del lavaggio tute riguarda chi per lavoro ha a che fare con bitume, vernici o sostanze nocive. La CGIL ha richiesto e preteso una veloce soluzione. L'ente concorda per il lavaggio delle tute, ma evidenzia come al momento non vi siano soldi a bilancio per procedere al lavaggio. La CGIL ha richiesto all'ente una lettera in cui sia riportata questa dichiarazione e reputa che occorra, per il passato, determinare anche una cifra di indennizzo per chi le tute le ha lavate a casa propria. Considerato che la questione è materia di sicurezza sul lavoro la CGIL proseguirà con le iniziative opportune al fine di ottenere un esito positivo.
Per quanto riguarda il nuovo regolamento della reperibilità in vigore dal 29/03/2012 a livello di criticità, sono stati fatti notare i seguenti punti tra parentesi le risposte ottenute:
- Riduzione degli agenti stradali da due a uno per ogni circolo (questo problema potrebbe essere risolto facendo intervenire in coppia il capo cantoniere ed il cantoniere)
- Raggiungimento del posto di lavoro o luogo entro 30 minuti (occorre organizzarsi in modo da avere un mezzo a disposizione a meno di 30 minuti dalla propria abitazione)
- Turnazione su 6 giorni anziché 7 (già in vigore per legge ribadito nel regolamento ma per il momento si continua a rimanere con turni su 7 giorni)-
Esclusione dei geometri i quali verranno inseriti solo in caso straordinario (per il taglio della spesa)
- Obbligo degli agenti stradali ad occuparsi anche della manutenzione dei fabbricati scolastici (solo in rari casi poiché la reperibilità della prot. civile farà da filtro)
- Non è chiarito in caso di intervento come vengono consideratele 11 ore di riposo obbligatorio (la legge è poco chiara in questo caso)
- Non viene riportato se tra un turno e l’altro devono trascorrere minimo 30 giorni (la legge è poco chiara anche in questo caso)
Segnalateci ogni possibile problema che nasce a tal proposito.

lettera di un collega a Monti

Pubblichiamo la lettera che un collega (che preferisce restare anonimo) ha inviato, alcune settimane fa, alle massime cariche dello Stato.


Ill.mo Sig, Ministro,
Ill.mo Presidente del Consiglio,

e, p.c.,

Ill.mo Presidente della Repubblica,
Ill.mo Presidente della Camera dei Deputati,
Ill.mo Presidente del Senato della Repubblica,

mi chiamo XX XX e vivo a XX (CN). Mi sono laureato con 110 e lode al Politecnico di Torino, una delle Università più prestigiose d'Italia. Ho conseguito un Dottorato di Ricerca, con periodi di studi all'estero. Ho avuto l'opportunità di andare a lavorare negli Stati Uniti, ma ho preferito restare, perchè voglio vivere in Italia, contribuire alla crescita del mio Paese e fare crescere qui i figli che avrò.

Proprio perchè credo molto nell'utilità del Servizio Pubblico, nella nobilità della sua missione, ho cercato di lavorare per la Pubblica Amministrazione e nel XXXX ho vinto un concorso per il Settore XXX XXXX della Provincia di Cuneo, dove lavoro tutt'ora con orgoglio. Un ente nato prima dello Stato Unitario, nel 1859 con il famoso Decreto di Urbano Rattazzi.

Sto seguendo con molta apprensione per il mio futuro lavorativo l'evolversi della situazione dell'Ente Provincia, a seguito della conversione in legge del DL "Salva Italia".

Volevo quindi chiedervi conto della vostra scelta, soprattutto alla luce di alcuni dati oggettivi:
  1. Il problema del lavoro: Secondo il DL "Salva Italia" entro l'anno le Regioni dovranno assegnare funzioni, beni e personale delle Province a sè stesse oppure ai Comuni. In Piemonte, tuttavia, la Regione ha 2.500 dipendenti, contro i 6.000 delle Province (molti dei quali assunti per far fronte alle competente delegate - senza trasferimento di personale - alle stesse Regioni). Come potrà la Regione Assumere anche solo 2.500 dei 6.000 dipendenti Provinciali, raddoppiando i propri dipendenti? E come potranno i Comuni assorbire i restanti, con tutti i vincoli di bilancio e in merito alle assunzioni che gravano su di loro? A questo di aggiunge il fatto che la Regione, per Legge Regionale, ha deciso di dare priorità al riassorbimento dei dipendenti delle Comunità Montane, da poco soppresse (altri 437 dipendenti). Non vorremmo fare la fine dei dipendenti INPDAP, cui va tutta la mia solidarietà, che verranno riassorbiti solo in misura marginale dall'INPS dopo la fusione tra i due enti, visto che INPS ha dichiarato la propria disponibilità ad accollarsi le funzioni di INPDAP senza assorbirne il personale; tutti gli altri finiranno in liste di mobilità, pagati per 2 anni all'80% e poi licenziati, se non in grado di trovare un altro lavoro. E si tenga conto anche del fatto che trovare lavoro, un lavoro che permetta di mantenersi e non un co.co.co o una finta partita iva a 700€/mese, anche accettando qualsiasi lavoro e non solo quelli per cui abbiamo studiato con tanti sacrifici, non è per nulla facile;
  2. abolendo le Province non si risparmia nulla: autorevoli economisti dell'Università Bocconi (Prof. Lanfranco Senn e Dott. Roberto Zucchetti), hanno elaborato un approfondito studio, ampio e complesso, che potrete trovare a questo indirizzo: http://www.upinet.it/3734/istituzioni_e_riforme/certetbocconi/. Da questo studio emergono molti aspetti interessanti, tra i quali il fatto che le Province ricevono da Stato e Regioni 11,5 miliardi di € l'anno, ben poco cosa rispetto al bilancio dello Stato, ma sicuramente una cifra non trascurabile in tempo di crisi; Di questi, solo l'1,5% è destinato agli Organi di Rappresentanza (Giunta e Consiglio): appena 122 milioni di € l'anno; gli 11,5 miliardi di € di cui parliamo non verrebbero risparmiati cancellando le Province (o meglio svuotandole di competenze, come previsto dal "Salva Italia"), visto che le funzioni e il personale dovrrebbero essere semplicemente trasferiti ad altri enti: al più si potrebbero risparmiare i 122 milioni di € l'anno spesi per Giunta e Consiglio. E del resto anche il Vostro Governo non stima una riduzione della spesa dello Stato derivante dall'abolizione delle Province: la relazione che ha accompagnato il DL "Salva Italia" in parlamento prudenzialmente non mette a bilancio alcun risparmio da tale "riforma"; E' quanto emerge anche dalla rapida analisi del Dott. Olivieri, pubblicata il 12 dicembre scorso sul sito http://www.lavoce.info/ http://www.lavoce.info/articoli/-istituzioni_federalismo/pagina1002730.html. Emergono poi dallo studio anche altri dati interessanti: 542 milioni di € potrebbero essere risparmiati rendendo le Province più efficienti (ovvero facendo in modo che spendano per la gestione dell'Ente - per fare funzionare la macchina - meno del 25% del proprio bilancio; faccio presente che l'Ente in cui lavoro spende il 21% del proprio bilancio nelle spese di gestione, uno degli Enti più efficienti d'Italia); altri 845 milioni potrebbero essere risparmiati concentrando l'azione della Provincia sul suo "Core business": istruzione, trasporti, gestione del territorio, tutela ambientale, sviluppo economico; ulteriori risparmi potrebbero essere ottenuti da un riassetto della dimensione delle Province, accorpando Entri troppo piccoli per ridurre le spese di gestione; La domanda a questo punto nasce spontanea: perchè si è pensato all'abolizione delle Province e non ad un più generale riassetto delle competenze? Si è voluto dare un facile contentino all'antipolitica di questi tempi?
Vi seguivo e vi seguo con attenzione e con rispetto e sono stato molto sollevato quando il Governo ha ottenuto la fiducia in Parlamento. Ammiro molto le competenze dei vari membri che lo compongono, di cui ho apprezzato i successi nei campi di provenienza, a partire dal Rettore Profumo, che ha cambiato il volto della mia Alma Mater, il Politecnicio di Torino.
Devo però dire che non mi sarei aspettato una mossa di questo genere dal vostro governo, oltretutto sospetta di anticostituzionalità. Spero quindi che, tra i vostri molti impegni possiate avere il tempo di rendere conto delle vostre scelte a un vostro sostenitore.
Cordiali saluti,

03 aprile 2012

Province: in Piemonte potrebbero rimanerne solo quattro

Rassegna stampa curata da Valter Giordano, Claudio Bongiovanni, Guido Marino, Diego Reineri, Franco Ferraro, Cristina Lavina e Gianpaolo Viale.

Articolo tratto dal sito Quotidiano Piemontese link diretto all'articolo

Province: in Piemonte potrebbero rimanerne solo quattro

E’ stata presentata stamane alla Camera la proposta di riforma costituzionale per il riordino delle provincie. Nel DDL presentato dall’On. Donato Bruno (Pdl), che modificherebbe l’art. 133 della Costituzione, si prende in considerazione l’abolizione delle provincie, ma solo quelle al di sotto dei 400.000 abitanti e con estensione territoriale inferiore ai 3500 chilometri quadrati. Questi due parametri decreterebbero la necessità di cambiare i confini di circa 59 provincie italiane (con soppressione di molte di esse), di cui ben 5 in Piemonte.

Da tempo si parla della necessità di snellire le istituzioni nazionali e una delle proposte che da sempre ha fatto più discutere riguarda la possibilità di abolire le province delegando una parte dei loro poteri ai comuni, in quanto entità “vicine” ai cittadini che pertanto possono intraprendere azioni più mirate rispetto alle effettive necessità locali, e una parte dei poteri alle regioni, per quanto riguarda le politiche che possono trovare miglior ricaduta su un territorio più vasto. Dato che questo cambiamento genererebbe non pochi problemi, la proposta mira per il momento a ridimensionare il numero delle province, senza cancellare le loro funzioni.

Naturalmente, anche quanto proposto da Bruno non è di facile attuazione e presuppone notevoli cambiamenti negli assetti interni alle regioni. Infatti, sarebbe necessario ridisegnare tutti i confini delle provincie, cosa che spetterebbe alle Regioni entro 6 mesi dall’entrata in vigore della legge.

Per quanto riguarda il Piemonte, ben 5 provincie sono al di sotto di parametri: Asti, Biella, Novara, Verbania e Vercelli (vedi tabella sotto). Già in precedenza, il presidente della regione Cota aveva proposto la riformulazione dei confini (vedi articolo con la proposta) in modo da avere solo quattro province,Torino e Cuneo invariate, unire Asti ad Alessandria e creare un’unica provincia comprendente Biella, Vercelli, Novara e Verbania. La geografia politica della nostra regione sarebbe notevolmente diversa, come si può vedere nell’immagine.

Province Piemonte "ora"
Province Piemonte "domani"


Non difficile immaginare che questo cambiamento potrebbe determinare non poche polemiche da parte dei residenti nelle provincie che verrebbero accorpate. Se si pensa, ad esempio, che la provincia del Verbano Cusio Ossola è stata creata con il Decreto Legislativo n. 277 del 30 aprile 1992. Ci si rende conto che ha solo 20 anni di vita ed è nata soprattutto per le forti pressioni locali all’autonomia da Novara, considerata troppo “lontana”, geograficamente e non solo, dagli abitanti del VCO. Questa norma, infatti, utilizza dei parametri numerici che non tengono conto dei fattori che hanno portato alla creazione delle attuali province, tra i quali si può annoverare: le caratteristiche socio-culturali, le caratteristiche geografiche del territorio, le caratteristiche demografiche, ecc.

Nello specifico il testo prevede che “l’istituzione e la soppressione delle province nell’ambito di una regione e il mutamento delle loro circoscrizioni sono stabiliti con legge regionale, sentiti i comuni interessati, senza oneri per lo Stato. Non possono essere istituite province con popolazione inferiore a 400 mila abitanti e/o con territorio inferiore a 3.500 chilometri quadrati”. “I consigli provinciali – stabilisce – sono eletti dai componenti dei consigli comunali dei Comuni del relativo territorio, secondo criteri stabiliti dalla legge dello Stato”.

Si dispone inoltre l’istituzione con legge regionale delle città metropolitane, che esercitano “le funzioni della provincia”, “in territori con popolazione superiore a un milione di abitanti”. La Regione ha anche il potere di istituire nuovi comuni e modificarne circoscrizioni e denominazioni. L’articolo 2 della proposta di legge prevede che le Regioni provvedano ad adeguare le proprie province secondo i criteri stabiliti dalla riforma, entro 6 mesi dalla sua entrata in vigore. Se la Regione non provvedesse, sarebbe lo Stato a intervenire.