A CURA DI CLAUDIO BONGIOVANNI, VALTER GIORDANO, GUIDO MARINO, MAURIZIO BARRA E FRANCO FERRARO
Ecco l'elenco completo, suddiviso per Regione, delle 51 Province che rimangono:
PIEMONTE: Torino, Cuneo, Asti-Alessandria, Novara-Verbano-Cusio-Ossola, Biella-Vercelli;
LIGURIA: Imperia-Savona, Genova, La Spezia;
LOMBARDIA: Milano-Monza-Brianza, Brescia, Mantova-Cremona-Lodi, Varese-Como-Lecco, Sondrio, Bergamo, Pavia;
VENETO: Verona-Rovigo, Vicenza, Padova-Treviso, Belluno, Venezia;
EMILIA ROMAGNA: Piacenza-Parma; Reggio Emilia-Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna-Forlì-Cesena;
TOSCANA: Firenze-Pistoia-Prato, Arezzo, Siena-Grosseto, Massa Carrara-Lucca-Pisa-Livorno;
MARCHE: Ancona, Pesaro-Urbino, Macerata-Fermo-Ascoli Piceno;
UMBRIA: Perugia-Terni;
LAZIO: Roma, Viterbo-Rieti, Latina-Frosinone;
ABRUZZO: L’Aquila-Teramo, Pescara-Chieti;
MOLISE: Campobasso-Isernia;
CAMPANIA: Napoli, Caserta, Benevento-Avellino, Salerno;
PUGLIA: Bari, Foggia-Andria-Barletta-Trani, Taranto-Brindisi, Lecce;
BASILICATA: Potenza-Matera;
CALABRIA: Cosenza, Crotone-Catanzaro-Vibo Valentia, Reggio Calabria.
A cura di: Valter Giordano,Roberto Bessone,Cristina Lavina,Claudio Bongiovanni,Marino Gandolfo, Ornella Siracusa, Alessandro Mantero, Franco Ferraro,Giampaolo Viale. Se desideri pubblicare un post invia un'e-mail a rsu@provincia.cuneo.it.Puoi inserire il commento ad un post.Verrà a breve pubblicato previa moderazione (controllo identità autore). Voi tutti siete i reali ed unici responsabili del contenuto dei post e dei commenti che inserirete nonché delle loro sorti.
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31 ottobre 2012
Il governo approva il riordino delle Province
Il governo approva il riordino delle Province
"Saranno 51 comprese le città metropolitane"
L'annuncio su Twitter del ministro Patroni Griffi: "Via libera al decreto". Secondo il governo è un processo "irreversibile": 35 gli accorpamenti, elezioni a novembre 2013 operative da gennaio 2014
foto Ansa
Il riordino delle Province "è di tipo ordinamentale e strutturale, nella logica avviata con la spending review", ha riferito Patroni Griffi a Palazzo Chigi dopo l'approvazione del provvedimento. "Dalle 86 provincie di Regioni a statuto ordinario arriveremo a 51 province, comprensive delle città metropolitane". "Il processo è irreversibile - ha aggiunto Patroni Griffi e da gennaio verranno meno le giunte provinciali". "Il governo si è mosso tra spinte al mantenimento dello status quo e spinte alla cancellazione totale delle Province - ha proseguito - sono Province nuove per dimensioni e per sistema di governance".
Grazie al riordino, secondo il governo sarà possibile dimezzare i costi, risparmiando 40 milioni di euro l'anno. E "per assicurare l'effettività del riordino delle Province senza necessità di ulteriori interventi legislativi, il governo ha delineato una procedura con tempi cadenzati ed adempimenti preparatori, garantiti dall'eventuale intervento sostitutivo di commissari ad acta".
Province accorpate, elezioni a novembre 2013
"Da gennaio e coerentemente con la governance, verranno meno le giunte provinciali e nella fase di transizione sarà possibile per il Presidente delegare non più di tre consiglieri. Questo fino a quando il sistema non andrà a regime nel 2014", dice il ministro nella conferenza stampa a palazzo Chigi. A novembre del 2013 si terranno invece le elezioni per decidere i nuovi vertici.
Città metropolitane operative dal 2014
"Dal 1° gennaio 2014 - spiega la nota di Palazzo Chigi - diventeranno operative le città metropolitane, che sostituiscono le province nei maggiori poli urbani del Paese realizzando, finalmente, il disegno riformatore voluto fin dal 1990, successivamente fatto proprio dal testo costituzionale e, tuttavia, finora incompiuto".
Più tempo alle Regioni a statuto speciale
Sul riordino delle Province delle Regioni a statuto speciale "ci occuperemo in seguito, visto che la legge sulla spending concedeva a queste realtà 6 mesi di tempo in più". Lo ha detto il ministro Patroni Griffi a Palazzo Chigi, aggiungendo che "la Sardegna ha già provveduto mentre la Sicilia ora è impegnata su altro".
Paura per eventuali ricorsi? Andiamo avanti"Alcuni già ci sono stati, noi andiamo avanti con il nostro timing perché crediamo nella legittimità degli atti. Ovviamente come ogni atto in questo Paese, sono soggetti ad un sindacato giudiziario. Noi andiamo avanti con il nostro timing". Risponde così Patroni Griffi a chi gli chiede se il governo non tema che da parte delle Regioni possano arrivare ricorsi.
Divieto di cumulo degli stipendi
Per chi ricopre cariche in organi comunali e provinciali, il dl prevede il divieto di cumulo degli stipendi: bisognerà scegliere se mantenere uno o l'altro. Inoltre vengono aboliti gli assessorati e si stabilisce che gli organi politici dovranno avere sede esclusivamente nelle città capoluogo.
Grazie al riordino, secondo il governo sarà possibile dimezzare i costi, risparmiando 40 milioni di euro l'anno. E "per assicurare l'effettività del riordino delle Province senza necessità di ulteriori interventi legislativi, il governo ha delineato una procedura con tempi cadenzati ed adempimenti preparatori, garantiti dall'eventuale intervento sostitutivo di commissari ad acta".
Province accorpate, elezioni a novembre 2013
"Da gennaio e coerentemente con la governance, verranno meno le giunte provinciali e nella fase di transizione sarà possibile per il Presidente delegare non più di tre consiglieri. Questo fino a quando il sistema non andrà a regime nel 2014", dice il ministro nella conferenza stampa a palazzo Chigi. A novembre del 2013 si terranno invece le elezioni per decidere i nuovi vertici.
Città metropolitane operative dal 2014
"Dal 1° gennaio 2014 - spiega la nota di Palazzo Chigi - diventeranno operative le città metropolitane, che sostituiscono le province nei maggiori poli urbani del Paese realizzando, finalmente, il disegno riformatore voluto fin dal 1990, successivamente fatto proprio dal testo costituzionale e, tuttavia, finora incompiuto".
Più tempo alle Regioni a statuto speciale
Sul riordino delle Province delle Regioni a statuto speciale "ci occuperemo in seguito, visto che la legge sulla spending concedeva a queste realtà 6 mesi di tempo in più". Lo ha detto il ministro Patroni Griffi a Palazzo Chigi, aggiungendo che "la Sardegna ha già provveduto mentre la Sicilia ora è impegnata su altro".
Paura per eventuali ricorsi? Andiamo avanti"Alcuni già ci sono stati, noi andiamo avanti con il nostro timing perché crediamo nella legittimità degli atti. Ovviamente come ogni atto in questo Paese, sono soggetti ad un sindacato giudiziario. Noi andiamo avanti con il nostro timing". Risponde così Patroni Griffi a chi gli chiede se il governo non tema che da parte delle Regioni possano arrivare ricorsi.
Divieto di cumulo degli stipendi
Per chi ricopre cariche in organi comunali e provinciali, il dl prevede il divieto di cumulo degli stipendi: bisognerà scegliere se mantenere uno o l'altro. Inoltre vengono aboliti gli assessorati e si stabilisce che gli organi politici dovranno avere sede esclusivamente nelle città capoluogo.
Il Governo Monti ha deciso: il Piemonte avrà una città metropolitana e 4 province
NEWS DA: BESSONE-SCARZELLO-PUNZI-FEA-ROSSO
Il Governo Monti ha
deciso: il Piemonte avrà una città metropolitana e 4 province
Dopo un iter glocale lungo e non semplice il Governo Monti ha
deciso il riordino delle province che entrerà in vigore fra 14 mesi dal 1°
gennaio 2014. L’approvazione del decreto di riordino delle Province e città
metropolitane è stato annunciato via
Twitter del dipartimento della funzione pubblica mentre il Consiglio dei
ministri era ancora in corso. Da gennaio verranno meno le giunte provinciali e
poi partirà un cronogramma per arrivare alla nuova situazione. Per il Piemonte
sopravviveranno la città metropolitana di Torino, la storica provincia Granda
di Cuneo e gli accorpamenti delle province di Alessandria e Asti, Vercelli e Biella, Novara e Verbania. Il provvedimento
riduce da 86 a 51 le province nelle Regioni ordinarie. La nuova mappa delle province italiane.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il
decreto-legge che completa il percorso avviato nel mese di luglio, finalizzato
al riordino delle province e all’istituzione delle città metropolitane.
La riforma si ispira ai modelli di governo
europei. In tutti i principali Paesi Ue, infatti, ci sono tre livelli di
governo. Il provvedimento consente inoltre una razionalizzazione delle
competenze, in particolare nelle materie precipuamente “provinciali” come la
gestione delle strade o delle scuole. Con il decreto approvato le province sono
state ampiamente ridotte.
Dal 1° gennaio prossimo le giunte delle province
italiane saranno soppresse e il Presidente potrà delegare l’esercizio di
funzioni a non più di 3 Consiglieri provinciali.
Il numero delle province delle Regioni a statuto
ordinario si ridurrà da n.86 a n.51 (ivi comprese le città metropolitane)
Il riordino delle province è stata l’occasione
che ha spinto numerosi Comuni a chiedere lo spostamento in un’altra provincia,
confinante con quella di appartenenza, per ragioni di maggiore affinità
territoriale e socio-economica.
Sempre dal 1° gennaio 2014 diventeranno operative
le città metropolitane, che sostituiscono le province nei maggiori poli urbani
del Paese realizzando, finalmente, il disegno riformatore voluto fin dal 1990,
successivamente fatto proprio dal testo costituzionale e, tuttavia, finora
incompiuto.
Per assicurare l’effettività del riordino posto
in essere, senza necessità di ulteriori interventi legislativi, il Governo ha
delineato una procedura con tempi cadenzati ed adempimenti preparatori,
garantiti dall’eventuale intervento sostitutivo di commissari ad acta.
Resta fermo il divieto di cumulo di emolumenti
per le cariche presso gli organi comunali e provinciali. Resta altresì ferma
l’abolizione degli Assessorati. Infine gli organi politici devono avere sede
esclusivamente nelle città capoluogo
Il riordino delle Province è il primo tassello di
una riforma più ampia che prevede la riorganizzazione degli uffici territoriali
di governo (prefetture, questure, motorizzazione civile etc etc) in base al
nuovo assetto. Dunque anche gli altri uffici su base provinciale saranno di
fatto dimezzati. Al termine di questo processo sarà possibile calcolare gli
effettivi risparmi che comporterà l’intera riforma.
Province, il Governo approva la riforma: gli enti diventano 51 (35 in meno). Via dal 2014
NEWS DA : BESSONE-SCARZELLO-PUNZI-FEA-ROSSO
Province, il Governo approva la riforma: gli enti diventano 51 (35 in meno). Via dal 2014
29 ottobre 2012
Convocazione Consiglio dei Ministri n. 52 di martedì 30 ottobre: tornano "in scena " le Province
A CURA DI CLAUDIO BONGIOVANNI, VALTER GIORDANO, GUIDO MARINO, MAURIZIO BARRA E FRANCO FERRARO
link diretto
link diretto
Roma, 29 ottobre 2012Il Consiglio dei Ministri è convocato per domani, martedì 30 ottobre 2012, alle ore 16,00 a Palazzo Chigi per l’esame del seguente ordine del giorno:
- DECRETO-LEGGE: Disposizioni urgenti in materia di Province e Città metropolitane (PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E SEMPLIFICAZIONE – INTERNO);
- DISEGNO DI LEGGE: Norme e deleghe al Governo in materia di infrastrutture, trasporti e territorio (INFRASTRUTTURE) – ESAME PRELIMINARE;
- VARIE ED EVENTUALI.
Le Province strappano la proroga fino al 2014
A CURA DI CLAUDIO BONGIOVANNI, VALTER GIORDANO, GUIDO MARINO, MAURIZIO BARRA E FRANCO FERRARO
Il Sole 24 ore del 27/10/2012 pubblica un interessante articolo di cui puoi prendere visione (link diretto) inerente il riordino delle Province.
Secondo l'autore dell'articolo sopravviveranno fino al 2014 le Province che non rispettano i parametri previsti (riferiti all'estensione territoriale ed alla popolazione) anziché scomparire nel 2013.
Riunioni dipendenti e Presidenti delle Province di Imperia e Savona:
A CURA DI CLAUDIO BONGIOVANNI, VALTER GIORDANO, GUIDO MARINO, MAURIZIO BARRA E FRANCO FERRARO
Eventi programmati nelle Province a noi territorialmente vicine
link diretto all'articolo tratto da lastampa
Eventi programmati nelle Province a noi territorialmente vicine
link diretto all'articolo tratto da lastampa
imperia
28.10.2012 -
Riordino delle Province, domani previste due riunioni nel capoluogo
Alle 9,30 nella sala consiliare del Palazzo provinciale i presidenti Sappa e Vaccarezza s'incontreranno con il personale, alle 17,30 assemblea con l'assessore regionale Paita
ENRICO FERRARI
Mentre a livello nazionale si profilano possibili
modifiche e rinvii per il piano di riordino degli enti locali, che
secondo le intenzioni del Governo dovrebbe vedere riunite Imperia e
Savona in un’unica Provincia, in Riviera sarà un lunedì di incontri.
Alle 9,30 di domani nella sala consiliare della Provincia, il presidente imperiese Luigi Sappa e quello savonese Angelo Vaccarezza parleranno con i dipendenti provinciali. Vaccarezza spiegherà le decisioni emerse dal confronto al Viminale con la delegazione dell’Unione Province d’Italia, del quale ha fatto parte.
Alle 17,30, sempre in Provincia, il gruppo consiliare Pd organizza una riunione con l'assessore regionale Raffaella Paita, sempre sull'accorpamento e i riflessi sul personale.
Alle 9,30 di domani nella sala consiliare della Provincia, il presidente imperiese Luigi Sappa e quello savonese Angelo Vaccarezza parleranno con i dipendenti provinciali. Vaccarezza spiegherà le decisioni emerse dal confronto al Viminale con la delegazione dell’Unione Province d’Italia, del quale ha fatto parte.
Alle 17,30, sempre in Provincia, il gruppo consiliare Pd organizza una riunione con l'assessore regionale Raffaella Paita, sempre sull'accorpamento e i riflessi sul personale.
27 ottobre 2012
Riordino delle Province, decisione rinviata al 31 ottobre
NEWS da BESSONE-SCARZELLO-PUNZI-FEA-ROSSO
Riordino delle Province, decisione rinviata al 31 ottobre
27-10-2012Intanto intervengono anche Dc e Udc
NOVARA - Nuovo assetto delle Province: la decisione del Consiglio dei Ministri, attesa per ieri venerdì 26 ottobre, è stata rinviata al 31. Bisognerà attendere fino a mercoledì, dunque, per sapere se Novara “farà Provincia” solo con il Verbano Cusio Ossola oppure anche con Vercelli e Biella, concretizzando la cosiddetta “Provincia di Quadrante”. Denominazione, questa, che non piace affatto a Luigi Torriani, l’esponente novarese della Democrazia cristiana. “Ma si poteva chiamare una provincia Quadrante? Ma dov'è 'sta città di Quadrante? - domanda infatti Torriani in una nota - Ma ci rendiamo conto a che livello di confusione sono arrivati questi politici, non solo quelli del Piemonte sia chiaro, che si allontanano sempre più dalle problematiche reali della gente?”. E mentre l’Amministrazione provinciale di Novara starebbe valutando se uscire dal Comitato delle Autonomie locali, sul riordino delle Province sono intervenuti, per l’Udc novarese, il presidente Giuseppina De Vito e il segretario Antonio Pedrazzoli, per i quali “la vicenda rappresenta, purtroppo, l'ennesimo esempio di come oggi la politica sia incapace di avere una visione a lungo termine e sia mossa da interessi puramente personali ed elettorali. Il voto espresso questa settimana in Consiglio Regionale impedisce la nascita di una grande provincia che avrebbe visto svilupparsi importanti sinergie, soprattutto economiche, tra Biella, Novara, Verbania e Vercelli. In particolare stigmatizziamo la condotta schizofrenica del Pdl che da un lato con suoi importanti esponenti locali si è espresso a favore del "quadrante" mentre dall'altro con la votazione di questa settimana lo ha di fatto affossato. L'Udc novarese auspica che il Governo ponga rimedio alla scellerata decisione del Consiglio regionale del Piemonte”.
Regione: stato di agitazione della dirigenza. Troppi direttori al servizio della politica.
A CURA DI CLAUDIO BONGIOVANNI, VALTER GIORDANO, GUIDO MARINO, MAURIZIO BARRA E FRANCO FERRARO
rassegna stampa collegata alla riforma delle Province (notizie dalla Regione e dalle Province)
rassegna stampa collegata alla riforma delle Province (notizie dalla Regione e dalle Province)
articolo tratto dallo spiffero - link diretto all'articolo
Troppi direttori a servizio della politica
Pubblicato Venerdì 26 Ottobre 2012, ore 18,20
Duro j'accuse dei sindacati contro la Giunta Cota. Abolire la figura del dirigente esterno: costa troppo e non assicura imparzialità. Stato d'agitazione dei boiardi di piazza Castello
I dirigenti della Regione Piemonte sono in stato di agitazione. Lo annunciano attraverso una nota sindacale, sottoscritta da confederali (Cgil-Cisl-Uil) e autonomi (Csa, Cida e Direr)
nella quale attaccano a testa bassa la guida politica dell’ente di
piazza Castello. Una lettera nella quale si parla apertamente di
«disinteresse per le conoscenze e le professionalità
tecnico-amministrative […] a favore di un uso della dirigenza
prettamente politico e premiante per i “fidelizzati” che sta riducendo
la dirigenza regionale a mera appendice della politica stessa».
Al centro delle accuse dei dirigenti c’è proprio il rapporto tra la
politica e la macchina amministrativa, un rapporto troppo spesso
incestuoso «in spregio al principio di separazione tra la funzione
politica e amministrativa». E se la politica interferisce con
l’amministrazione ecco i dirigenti che tra i rilievi nei confronti dei
governanti citano la «presenza di un enorme disavanzo pubblico e
relativo indebitamento», del «dissesto del settore sanitario, nonostante
l’assunzione di espertissimi direttori e dirigenti esterni», ponendo
l’accento sul «disinteresse a una politica del personale che valorizzi
le capacità dimostrate con percorsi di carriera non soggetti a
valutazioni politiche». Criticano, inoltre «le mancate nomine di 14
responsabili dei settori regionali; settori peraltro appena ridefiniti e
validati dalla Giunta regionale, nonostante la presenza in servizio di
ben 22 dirigenti in posizioni di staff».
A fronte di tutto ciò chiedono «la tempestiva assegnazione da parte
della giunta dei settori vuoti ai dirigenti attualmente in staff e in
possesso dei requisiti per assumere la responsabilità di settore».
Infine due proposte tranchant all'esecutivo di piazza Castello:
«l’abolizione della costosa figura del direttore assunto a tempo
determinato» e l’abrogazione della norma «che prevede la facoltà per il
presidente della Giunta regionale di avvalersi, per lo svolgimento
delle proprie funzioni, del supporto di personalità esterne in numero
non superiore a tre, scelte sulla base di rapporti fiduciari».
25 ottobre 2012
A CURA DI CLAUDIO BONGIOVANNI, VALTER GIORDANO, GUIDO MARINO, MAURIZIO BARRA E FRANCO FERRARO
articolo tratto dallo spiffero - link diretto all'articolo
PROVINCE
Asti vs Alessandria, guerra dei campanili
Pubblicato Giovedì 25 Ottobre 2012, ore 17,50
Dopo la decisione del Consiglio regionale di salvare la provincia dello spumante, l'alessandrino Filippi parla di "rapporti di forza" con i vicini astigiani. E Motta non lascia cadere il guanto di sfida
Per
ora non sono ancora costretti a convivere sotto lo stesso tetto, eppure
astigiani e alessandrini sono già ai ferri corti. E’ la guerra dei
campanili che dura da quando il Governo ha imposto l’accorpamento delle province più piccole a quelle limitrofe. Il Cal – Consiglio autonomie locali - aveva sancito l’unione di Asti con Alessandria, il Consiglio regionale
ha sovvertito il responso, garantendo, al momento, la sopravvivenza
della provincia “spumantina”. Nel mezzo manifesti, insulti,
dichiarazioni al veleno, minacce. L’ultimo è stato il presidente della
provincia di Alessandria Paolo Filippi: «Abbiamo
sopportato per mesi anche squallidi comportamenti di politici e non
solo, astigiani. Abbiamo risposto solo quando superavano il limite.
Comunque vada a finire, da oggi i nostri rapporti nei settori con cui
saremo chiamati per legge a collaborare saranno sicuramente più
improntati ai rapporti di forza. In attesa, naturalmente, della
decisione definitiva del Governo». Il numero uno di Palazzo Ghilini
aveva precedentemente parlato di «ritorno al passato» e «atto di
deresponsabilità» del Consiglio regionale nel salvare Asti.
Una dichiarazione di guerra che la battagliera consigliera regionale Angela Motta
ha raccolto senza tentazioni di porgere l’altra guancia, anzi
inoltrando la missiva ai sindaci astigiani cosicché anche loro possano
far sentire la propria voce per continuare a «portare avanti liberamente
una battaglia senza ricatti o minacce». Un primo round era già andato
in scena al Cal, quando a prevalere erano state le posizioni di Filippi e
della sindaca alessandrina Rita Rossa, con la quale
Angela Motta arrivò a un durissimo scontro verbale, in consiglio
regionale a vincere è stata l’esponente astigiana, in attesa del
verdetto finale affidato al ministro della Funzione Pubblica Filippo Patroni Griffi,
che tuttavia ha già annunciato di non essere disposto ad accettare
deroghe, riducendo al lumicino le speranze degli esponenti politici
astigiani.
24 ottobre 2012
Riordino delle Province: gli interventi di Sozzani e Cota
componenti cisl: BESSONE-SCARZELLO-PUNZI-FEA-ROSSO
Riordino delle Province: gli
interventi di Sozzani e Cota
Grande è la delusione del presidente della Provincia di Novara, Diego Sozzani: “Il voto con cui il Consiglio regionale ieri ha bocciato la Provincia di Quadrante (Novara, VCO, Biella, Vercelli) testimonia in modo lampante quanto sia largo e profondo il fossato che separa la società civile dalla politica – ha spiegato stamani, mercoledì 24 ottobre, a margine di una conferenza stampa a Palazzo Natta – Il Quadrante è, allo stato attuale e dati alla mano, la soluzione più favorevole a livello socioeconomico per il futuro dei nostri cittadini e lo sviluppo del territorio, tanto che Confindustria, sindacato e Api l’hanno sostenuto e si stanno strutturando in una prospettiva di Quadrante. Mi domando a cosa sia servito il Cal (Consiglio delle autonomie locali) e 15 riunioni, tra Torino e Roma, a cui abbiamo partecipato. Il Cal si è riunito più volte per discutere del riordino delle Province. A cosa è valso che si sia espresso a favore del Quadrante, se poi la sua decisione viene accantonata con tanta disinvoltura”. “Debbo registrare con rammarico – ha aggiunto il presidente sulla sua pagina ufficiale di Facebook – che contro il quadrante ha votato Roberto Boniperti, consigliere regionale del Pdl e componente del direttivo provinciale del partito, nonostante il coordinatore provinciale Gaetano Nastri abbia con forza sostenuto l’idea del Quadrante. A questo punto traggo delle conclusioni: non mi riconosco più in questo direttivo e prendo atto che il Pdl a livello regionale è morto per provata incapacità di coordinare una visione politica al passo con le sfide dell’oggi, con le esigenze concrete dei cittadini e del territorio. Una scelta – ha concluso Sozzani – che va contro la gente, che guarda solo a campanilismi e che non può che incrementare l’antipolitica”.
Sulla
questione si è espresso anche il governatore della Regione Piemonte, Roberto
Cota, sempre durante la conferenza in Provincia. “Mi spiace per quanto accaduto
martedì, ma tanto io non condivido la posizione del Governo sul tema delle
Province. Per questa ragione mi sono rivolto alla Corte costituzionale e non mi
spenderò per applicare le decisioni che saranno prese nei prossimi giorni dal
Governo”. Una decisione, quella assunta dal Consiglio regionale martedì, in cui
la Lega si è astenuta. “Oggi le Province non esistono più e quindi non ha
nemmeno senso parlare di accorpamento. Una ragione per cui non mi spenderò in
alcun modo per applicare un provvedimento che non condivido”. Cota è
disponibile, comunque, a ridiscutere il processo di accorpamento delle
Province, ma solo nel caso in cui il Governo decidessse per la reintroduzione
dell’elezione diretta dei presidenti.
Province: quelle lombarde lasciano l'Upi. Castiglione, serve coesione
componenti cisl: BESSONE-SCARZELLO-PUNZI-FEA-ROSSO
Province: quelle lombarde lasciano l'Upi. Castiglione, serve coesione
23 Ottobre 2012 - 17:17
(ASCA) - Roma, 23 ott - ''La
decisione delle Province lombarde di lasciare l'Unione Province d'Italia ci
addolora, soprattutto perche' il momento cosi' delicato merita invece il
massimo della coesione nazionale e istituzionale''. Lo dichiara il Presidente
dell'Upi, Giuseppe Castiglione, commentando la notizia dell'uscita dall'Upi
delle Province lombarde.''Posso solo sottolineare che in Ufficio di Presidenza dell'Upi il nord e' rappresentato ai massimi livelli. I due vice presidenti Vicari sono Antonio Saitta, Presidente della Provincia di Torino, e Dario Galli, Presidente della Provincia di Varese. Fanno parte della Presidenza Upi il Presidente della Provincia di Milano, Guido Podesta', il Presidente della Provincia di Treviso, Leonardo Muraro, il Presidente della Provincia di Savona, Angelo Vaccarezza e il Presidente della Provincia di Bologna, Beatrice Draghetti.
Per quanto riguarda i tagli ai bilanci delle Province, la linea dell'Upi e' sempre stata molto chiara: abbiamo sempre detto, anche nell'indifferenza dei partiti di maggioranza e delle forze politiche, che i tagli , sia quelli operati dal passato Governo che questi previsti dal Governo Monti, non solo sono iniqui, ma sono tali da mandare in dissesto le Province. Il percorso di riordino delle Province e' stato invece sempre concordato con gli organi dell'Upi, e anche in questo caso abbiamo con forza evidenziato che i parametri stabiliti dal Governo per la ridefinizione delle Province sono troppo rigidi e rischiano di creare caos sui territori, e presentano rischi di incostituzionalita'.
Chiamero' i Presidenti delle Province lombarde per cercare di trovare una soluzione, sicuro che si possa tornare indietro in questa decisione. Le Province - conclude Castiglione - attraversano un momento troppo difficile e una spaccatura dell'associazione non farebbe che indebolire le nostre istituzioni. Serve ricostruire l'unita' dell'associazione''.
Le Province lombarde escono dell’Unione Province Italiane
A CURA DI CLAUDIO BONGIOVANNI, VALTER GIORDANO, GUIDO MARINO, MAURIZIO BARRA E FRANCO FERRARO
Articolo tratto dal sito della Provincia di Lecco- Link diretto all'articolo
L’Assessore Carlo Signorelli, delegato dal Presidente Daniele Nava,
ha partecipato oggi presso la sede di Regione Lombardia alla riunione
del Consiglio Direttivo dell’Unione Province Lombarde (UPL), che ha
preceduto la riunione dell’Assemblea del Consiglio delle Autonomie
Locali (CAL), per fare il punto sul processo di riordino delle Province,
anche alla luce delle anticipazioni del Governo, e per confrontarsi in
merito ai recenti provvedimenti dell’Esecutivo in tema di Enti Locali.
Nel corso della riunione, i Presidenti delle Province lombarde hanno
deciso all’unanimità di uscire dall’Unione Province Italiane (UPI) a
causa dei tagli e del riordino delle Province previsto dalla spending
review. Secondo i Presidenti della Province lombarde, l’Upi non ha fatto
abbastanza per il Nord, anche in sede di discussione con il Governo sul
riordino delle Province, perché ha una visione globale che non tiene
conto delle efficienze di alcuni territori. La media pro capite dei
costi delle nostre Province è di 100 euro per cittadino, mentre altre
Province italiane costano tre volte tanto; il sistema dei tagli
penalizza gli enti virtuosi che hanno già attuato una spending review
interna razionalizzando le spese.
“La realtà delle Province lombarde e di altre regioni del Nord – commenta l’Assessore Signorelli – è
completamente diversa dalla maggior parte delle realtà del Centro-Sud.
Anzitutto per i maggiori compiti delegati dalla Regione, poi per la
maggior densità abitativa e per il maggior numero di Comuni, soprattutto
nella fascia prealpina che rende l’Ente Provincia fondamentale
soprattutto per i numerosi Comuni di medie e piccole dimensioni.
Per non
parlare dei bilanci: al Nord le spese per il personale ammontano a
circa il 20%, mentre al Centro-Sud arrivano fino all’80% della spesa
totale.
Da qui la necessità di trattare i problemi da punti di vista
differenti. Oltre all’uscita dall’UPI il tavolo dei Presidenti delle
Province lombarde ha anche programmato un secondo incontro, dopo quello
di Verona del 23 luglio scorso, tra tutti i Presidenti delle Province
del Nord, che sarà esteso anche a Liguria ed Emilia-Romagna”.
“Il Governo continua con questa telenovela grottesca – aggiunge il Presidente Nava – Ogni
giorno c’è un’ipotesi nuova, che non porterà alcun risparmio per i
cittadini, ma solo disagi e disservizi. Si tratta di decisioni
antidemocratiche, come quella del commissariamento, che è assolutamente
illegittimo e anticostituzionale, perché colpisce istituzioni elette
direttamente dai cittadini. Un vero e proprio colpo di stato. Si è
addirittura arrivati a trasmettere proposte importanti prima ai giornali
invece che agli Organi parlamentari deputati istituzionalmente al loro
esame”.
Intanto la nuova Giunta Regionale ha approvato una delibera,
chiedendo al Governo di valutare con attenzione la peculiare specificità
territoriale e demografica della Lombardia, che, con l’attuale
articolazione fondata su 12 Province con una media di oltre 800.000
abitanti, non costituisce certo un caso di ingiustificata
parcellizzazione territoriale. La modifica di tale equilibrio
rischierebbe seriamente di depauperare, in misura difficilmente
sostenibile, i livelli dei servizi per i cittadini su base decentrata.
Emilia: Province, via al riordino protestano i dipendenti
A CURA DI CLAUDIO BONGIOVANNI, VALTER GIORDANO, GUIDO MARINO, MAURIZIO BARRA E FRANCO FERRARO
Regione Emilia Romagna, articolo tratto dalla Gazzetta di Reggio Emilia -
link diretto all'articolo completo
Regione Emilia Romagna, articolo tratto dalla Gazzetta di Reggio Emilia -
link diretto all'articolo completo
Il consiglio regionale ha dato il via libera all’accorpamento tra Reggio e
Modena Seduta interrotta dai lavoratori (20 erano reggiani) allarmati
dall’avvio del tagli.
.............
Nessuna novità, invero, visto che l’approvazione del progetto di
riordino steso dal Cal sembrava già cosa fatta.
L’unico fuori programma è
stata l’irruzione dei dipendenti delle province emiliane nella sala del
consiglio. Intorno alle 16 i lavori dell’assemblea sono stati
interrotti, per circa un’ora, durante le quale i sindacati di base hanno
lanciato volantini, chiedendo poi un incontro ai consiglieri regionali,
che hanno accettato il confronto.
Tra questi c’erano venti lavoratori
reggiani, capeggiati da Pasquale Tucci, segretario provinciale dell’Usb.
«L’unificazione della provincia di Reggio e Modena non offre alcuna
assicurazione sui posti di lavoro - spiega il sindacalista -. Si parla
di tagli e sinergie ma non siamo disposti a sacrificare l’occupazione né
i servizi.
Siamo preoccupati anche sul fronte della mobilità. Non si
riesce a capire se il personale in eccesso verrà spostato altrove e come
lo spostamento del baricentro potrà avere effetti su Reggio. Senza
contare i tagli della spending review sui trasporti, le scuole e la
sanità. Se la situazione non cambierà daremo vita a una forte protesta
su scala regionale con scioperi e mobilitazione».
23 ottobre 2012
Province: Roma ha già deciso tutto
componenti cisl: BESSONE-SCARZELLO-PUNZI-FEA-ROSSO
da Il Resto del Carlino
Tagliamole pure queste Province, emblemi (ma solo loro?) della Sprecopoli di Stato. Però, a proposito di sprechi (tempo e soldi), i conti non tornano. Su questa nuova geografia delle Province la parola finale spetta a Roma, d’accordo, ma si è sempre detto che il verdetto, posti alcuni paletti (popolazione e superficie,) verrà emesso dal Governo solo dopo aver vagliato le proposte che stanno arrivando in questi giorni dalle varie regioni. Balle.
Il ministro della Pubblica Amministrazione, Filippo Patroni Griffi, domenica si è messo a raccontare che «se la nuova provincia di Modena e Reggio Emiilia avrà la sede politica a Modena, la Questura e la Motorizzazione potrebbero andare a Reggio». Cioè, il ministro ha già dato per scontato, prima ancora che Bologna votasse un documento che a Roma domenica ovviamente ancora non c’era, che nella nuova geografia dell’Emilia Romagna ci sarà la provincia di Modena-Reggio o Reggio-Modena (e su chi sta prima, si scannino pure modenesi e reggiani).
In parole povere: Roma, in realtà, ha già deciso tutto, per l’Emilia Romagna come per altrove. E allora: se si deve risparmiare, cosa abbiamo messo in moto a fare questi Cal (Comitati autonomie locali) che dopo un’infinità di tavole rotonde, quadrate e rettangolari hanno presentato un loro piano? Perché riuniamo i consigli regionali? A che serve mobilitare politici fra bla-bla-bla e più o meno giuste o partigiane rivendicazioni? A nulla. E’ già tutto scritto da settimane. E abbiamo perso, per l’ennesima volta, tempo e probabilmente quattrini.
Province: Saitta, Regione Piemonte senza coerenzaTorino
componenti cisl: BESSONE-SCARZELLO-PUNZI-FEA-ROSSO
Province: Saitta, Regione Piemonte senza coerenza - Torino, 23 ott. - (Adnkronos) -
''Ci siamo pavoneggiati per mesi sul 'modello Piemonte', presentando la scelta che avevamo assunto tutti noi presidenti delle 8 Province insieme a Cota per autoridurre il numero delle Province a quattro: ora che la Regione Piemonte e' arrivata al momento decisivo, Cota non ha avuto il peso politico necessario per guidare il vero cambiamento e il Consiglio regionale ha fatto fare al Piemonte una brutta figura a livello nazionale, preferendo lo scaricabarile e dimostrando totale mancanza di coerenza''. Cosi', in una nota, il presidente della Provincia di Torino Antonio Saitta commenta la scelta del Consiglio regionale di chiedere al governo di portare a sei il numero delle Province piemontesi. ''Cedere alle pressioni locali e ai campanilismi in un momento in cui l'Italia deve cambiare marcia e' una segnale di grandissima debolezza politica. Chi amministra, a cominciare dai parlamentari che a Montecitorio non hanno fatto sentire la loro voce sul tema delle Province, ha il dovere di non guardare l'interesse locale, ma il bene collettivo'', conclude Saitta.
(23 ottobre 2012 ore 17.48)
Piemonte, le Province passano a sei
notizie da BESSONE-SCARZELLO-PUNZI-FEA-ROSSO
da La Stampa
Politica
23/10/2012
Piemonte, le Province passano a sei
23/10/2012
Piemonte, le Province passano a sei
Il presidente della Regione Piemonte Roberto Cota
Salvata quella di Asti, accorpate
Biella-Vercelli e Novara-Verbania
Il Consiglio regionale del Piemonte ribalta la proposta della Comitato Autonomie Locali e riduce da otto a sei le province del Piemonte. Una scelta che permette di salvare la provincia di Asti e smembra il quadrante di Novara in due, con l’istituzione delle province di Biella e Vercelli, più quella di Novara e Verbania. La nuova riorganizzazione è stata votata con 19 voti favorevoli (Pdl, Pensionati e Verdi-Verdi), 11 astenuti (Pd, Moderati, Insieme per Bresso e Uniti per Bresso) e tre contrari (Idv). Progett’Azione (con l’eccezione della consigliera Valle), Lega Nord e M5S non hanno partecipato al voto. Udc, Sel e Fds, invece, non hanno partecipato al voto.
La palla, adesso, passa al governo che però difficilmente potrà accogliere l’indicazione del Consiglio regionale. Il salvataggio della provincia di Asti, ad esempio, viene fatto in deroga ai parametri del Governo per le nuove aggregazioni (2500 chilometri quadrati e 350 mila abitanti) e giustificato dalla presenza di “caratteristiche specifiche e interessi economici, legati in particolare al comparto agroalimentare, che meritano adeguata tutela, anche e soprattutto dal punto di vista della tutela della denominazione geografica”, si legge nell’emendamento bipartisan presentato dalle consigliere Angela Motta (Pd) e Rosanna Valle (Progett’Azione). Approvato anche l’emendamento del capogruppo Pdll, Luca Pedrale per l’accorpamento di Vercelli e Biella.
Secondo Aldo Reschigna, capogruppo del Pd, “l’Assemblea ha dato prova di essere incapace di progettare una riforma dell’organizzazione locale all’altezza dei tempi e delle richieste dei cittadini”. Secondo Mario Carossa e Antonello Angeleri (Lega Nord): “Bene ha fatto Cota a rimandare al mittente, ossia al Governo, questa partita indecente. Il decreto sulla spendig review è semplicemente una follia, nella quale si vogliono cancellare le autonomie locali, le province, i comuni e le regioni. Quella a cui assistiamo è l’ennesima riprova della volontà di un Governo mai eletto di demolire l’attuale stato democratico per instaurare qualcos’altro”.
Riordino Province: il Governo incontra l’Unione Province d’Italia
Componenti CISL:BESSONE-SCARZELLO-PUNZI-FEA-ROSSO
Riordino Province: il Governo
incontra l’Unione Province d’Italia
Castiglione “Venerdì con i
Ministri Patroni Griffi e Cancellieri. Ribadiremo no a scioglimenti anticipati”“Il Governo ha finalmente accolto la nostra richiesta: venerdì incontreremo i Ministri Cancellieri e Patroni Griffi per discutere del riordino delle Province, prima che il Governo definisca e approvi il decreto”.
Lo annuncia il Presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione, sottolineando come “l’incontro servirà per confrontarci sulle decisioni intende assumere in merito al decreto legge di riordino delle Province.
L’Upi – sottolinea Castiglione – ribadirà la propria netta contrarietà allo scioglimento anticipato delle Province, ma torneremo a sottolineare con forza che è necessario rivedere i tagli insostenibili alle Province.
Lo stesso Presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, oggi nel corso di una audizione sulla Legge di Stabilità, ha ricordato come circa il 75% delle riduzioni di spesa è posto a carico degli enti locali: di questi ben 1,2 miliardi per il 2013 sono a carico delle Province. E’ una situazione inaccettabile su cui il Governo deve riflettere e ascoltare le nostre proposte”.
L’incontro si terrà venerdì 25 ottobre alle ore 15,00 presso il Ministero dell’Interno.
(23-10-2012)
Pappa e ciccia per salvare le Province
A CURA DI CLAUDIO BONGIOVANNI, VALTER GIORDANO, GUIDO MARINO, MAURIZIO BARRA E FRANCO FERRARO
Pubblicato Martedì 23 Ottobre 2012, ore 16,28
Il Consiglio regionale salva tutto il salvabile ribaltando la decisione del Cal. Rimane Asti e viene smembrato il quadrante di Novara. Prevalgono i campanili, ma difficilmente il Governo recepirà. PASSO INDIETRO del Consiglio regionale
Il Consiglio regionale ribalta in gran parte la decisione del Cal - Comitato autonomie locali - salva la provincia di Asti e smembra il quadrante di Novara in due, con l’istituzione delle province di Biella-Vercelli e di Novara-Verbania. Si passa da 8 a 6 enti anziché da 8 a 4 - come prevedeva la proposta iniziale - in quella che per il consigliere democratico Davide Gariglio
è «la vittoria dei campanilismi». Di fronte a una platea di sindaci e
amministratori locali venuti da tutto il Piemonte, e accompagnati anche
da qualche parlamentare di zona, l’assemblea di via Alfieri decide di
non decidere, abdica al proprio ruolo e a furor di popolo salva tutto il
salvabile: la proposta che verrà recapitata al Governo sarà dunque di
mantenere 6 province, due solo in meno rispetto a quelle attuali. Tra
chi vota sì e chi si astiene dal pronunciamento, gli unici a essersi
opposti sono stati i tre consiglieri dell’Italia dei Valori: Andrea Buquicchio, Lugi Cursio e Tullio Ponso: «Siamo
per l'abolizione di tutte le province, comprese quelle piemontesi - ha
detto in aula il capogruppo Buquicchio -. Per questo motivo, in coerenza
con la posizione espressa dal nostro partito a livello nazionale,
abbiamo votato contro il riassetto degli enti locali presentato oggi in
Consiglio regionale».
Il provvedimento si è reso necessario in seguito all'approvazione del
decreto legge governativo di razionalizzazione della spesa, la
cosiddetta spending review, che chiede all'articolo 17 l’invio di una
bozza di riordino da parte delle singole Regioni.
Eloquenti alla fine della discussione le parole del capogruppo Pd Aldo Reschigna,
che pure ha rinunciato a prendere una posizione netta: «Oggi scaviamo
un solco profondo tra questo Consiglio e l’opinione pubblica». L’aula ha
approvato rispettivamente sia l’emendamento del capogruppo Pdl Luca Pedrale (foto accanto)
(27 sì, 22 non partecipanti al voto e 3 no) con il quale viene
istituita la provincia di Biella e Vercelli, separata da quella di
Novara e Verbania. Esito positivo ha avuto anche la proposta della
consigliera democratica astigiana Angela Motta (30 sì,
14 no e 7 non partecipanti al voto) con la quale viene mantenuta la
provincia di Asti, nonostante non sia in possesso dei requisiti
richiesti dal Governo. Una battaglia con la quale i consiglieri delle
province salvate pagano, di fatto, la cambiale al proprio elettorato
nonostante siano essi stessi consapevoli della velleità delle proposte
che in questo modo Palazzo Lascaris invia al Ministro Filippo Patroni Griffi,
il quale avrà poi l’ultima parola in merito, dopo che il 6 novembre la
Corte Costituzionale si sarà pronunciata sui ricorsi legati al
provvedimento.
La delibera finale - approvata con 19 sì, 11 astenuti 6 non
partecipanti al voto e 3 contrari - ha ricevuto il voto favorevole del Pdl, Pensionati e Verdi Verdi. Astenuti Pd, Moderati, Insieme per Bresso e Uniti per Bresso. Progett'Azione (con l’eccezione della consigliera Rosanna Valle), Lega Nord e Movimento 5 Stelle non hanno partecipato al voto così come Udc, Sel e Fds. Gli unici contrari i, come detto, gli esponenti dipietristi.
Eloquenti a questo proposito le parole del presidente della Provincia di Torino e numero due dell’Upi Antonio Saitta: «Ci siamo pavoneggiati per mesi sul ‘modello Piemonte’, presentando la scelta che avevamo assunto tutti noi presidenti delle 8 Province insieme a Roberto Cota
per autoridurre il numero delle Province a quattro: ora che la Regione
Piemonte è arrivata al momento decisivo, Cota non ha avuto il peso
politico necessario per guidare il vero cambiamento e il Consiglio
regionale ha fatto fare al Piemonte una brutta figura a livello
nazionale, preferendo lo scaricabarile e dimostrando totale mancanza di
coerenza. Cedere alle pressioni locali e ai campanilismi in un momento
in cui l’Italia deve cambiare marcia è una segnale di grandissima
debolezza politica. Chi amministra, a cominciare dai parlamentari che a
Montecitorio non hanno fatto sentire la loro voce sul tema delle
Province, ha il dovere di non guardare l’interesse locale, ma il bene
collettivo».
Delusa dall'esito della votazione anche l'ex presidente Mercedes Bresso:
«Abbiamo offerto l’immagine di un’istituzione non credibile, a
differenza degli stessi amministratori del Cal i quali hanno sostenuto
una posizione condivisibile. Alla fine il Governo ovviamente sosterrà
il parere che costa meno alla collettività e ignorerà quanto votato in
Consiglio regionale».
Di tutt'altro tenore le parole di Michele Marinello, Lega Nord:
«Difenderemo sempre le province, se qualcuno le ucciderà come accadrà è
questo governo mai votato da nessuno e sostenuto da altri partiti, non
il nostro. Noi non saremo mai complici di questa operazione di
distruzione del fondamentale sistema delle autonomie locali», mentre per
Eleonora Artesio (Fds) «abbiamo assistito ad uno
sdoppiamento di posizione dei partiti che a Roma sostengono il Governo e
nel dibattito territoriale sposano la tesi dell’autonomia e della
specificità di questo e quel territorio».
22 ottobre 2012
Province: no a scioglimenti anticipati
da:BESSONE-SCARZELLO-PUNZI-FEA-ROSSO
Riordino Province, Castiglione -Ribadiamo no a scioglimenti anticipati.
Lo dichiara il Presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione, ribadendo la richiesta dell’Upi di un incontro urgente con il Ministro dell’Interno e il Ministro della Pubblica Amministrazione e semplificazione: “nel quale affrontare questioni determinanti, come la ripartizione del patrimonio mobiliare e immobiliare, il ridisegno dei bilanci e soprattutto la salvaguardia e la valorizzazione del personale delle Province.
Per quanto riguarda le scadenze della amministrazioni in carica – sottolinea Castiglione -noi abbiamo detto chiaramente che siamo contrari a scioglimenti anticipati, perché il processo di accorpamento è troppo delicato per potere essere gestito da un commissario. Ci aspettiamo una convocazione urgente, per proseguire e portare a termine il processo di riordino delle Province con lo stesso spirito di cooperazione istituzionale che ha caratterizzato fino ad oggi tutto il percorso”.
Province: Piemonte, martedi' Consiglio regionale discute su riordino
da: BESSONE-SCARZELLO-PUNZI-FEA-ROSSO
Province: Piemonte, martedi' Consiglio regionale discute su riordino
Torino, 21 ott. - (Adnkronos) - Sara' il Consiglio regionale convocato per martedi' prossimo a dire l'ultima parola sul progetto di riordino delle Province piemontesi, alla vigilia della scadenza, il giorno successivo, 24 ottobre, dei termini fissati per le Regioni per presentare la bozza al governo nell'ambito delle spending review.
In Piemonte lo scorso 4 ottobre, con 27 voti favorevoli e 4 contrari il Consiglio delle autonomie locali, il Cal presieduto da Carlo Riva Vercellotti, ha approvato la propria proposta che prevede la riduzione da 8 a 4 province piemontesi articolate in Provincia di Torino, futura Citta' metropolitana, Provincia di Cuneo con il mantenimento dei confini attuali Provincia di Asti-Alessandria e Provincia del Piemonte Orientale i cui confini sono quelli delle attuali province di Novara, Vco, Biella e Vercelli.
Chiedendo che la decisione sia recepita dalla Regione nella proposta di deliberazione da presentare al governo, il Cal ha anche sollecitato la Regione a raccomandare al governo di rivedere la forma di governo delle province e il relativo sistema elettorale introducendo nuovamente l'elezione diretta dei loro organi e ha raccomandato che la razionalizzazione e riorganizzazione degli uffici abbia come presupposto la salvaguardia occupazionale
Chiedendo che la decisione sia recepita dalla Regione nella proposta di deliberazione da presentare al governo, il Cal ha anche sollecitato la Regione a raccomandare al governo di rivedere la forma di governo delle province e il relativo sistema elettorale introducendo nuovamente l'elezione diretta dei loro organi e ha raccomandato che la razionalizzazione e riorganizzazione degli uffici abbia come presupposto la salvaguardia occupazionale
Province, rush finale (con malumori)
CLAUDIO BONGIOVANNI, VALTER GIORDANO, GUIDO MARINO, MAURIZIO BARRA E FRANCO FERRARO
Articolo tratto dallo spiffero - 22/10/2012 link diretto all'articolo
Articolo tratto dallo spiffero - 22/10/2012 link diretto all'articolo
Domani il Consiglio Regionale approverà il riordino degli enti, rispettando la tagliola del governo. Ma su confini e accorpamenti delle 4 "sopravvissute" si tratterà fino all'ultimo
Una manciata di ore e la geografia del Piemonte cambierà i propri connotati. Metà delle attuali Province sono
condannate a morte ed è corsa contro il tempo per strappare in
extremis qualche variazione in grado di rendere meno amara la decisione.
L’ultima parola spetta al Consiglio Regionale che
nella seduta di domani è chiamato a definire il quadro da trasmettere al
governo che il giorno dopo emanerà il decreto legge sul riordino
complessivo. E da Palazzo Chigi hanno fatto sapere che non vi saranno
proroghe né deroghe, nonostante i malumori.
«Non possiamo pensare che una riforma importante come questa - dice il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi -
possa venir meno solo per delle resistenza localistiche». Anzi. Per
mettere al sicuro il risultato ed evitare la tentazione del dietrofront,
vedi campagna elettorale e nuovo governo, il decreto prevede un
processo a tappe forzate. Dalla fine di giugno del 2013 tutte le
Province, anche quelle che non si vedranno toccare i confini, saranno
guidate da un commissario. Toccherà a lui curare la transizione verso il
nuovo regime. Un'accelerazione non da poco perché la legge sulla
spending review lasciava intendere che sarebbero andate a scadenza
naturale, mentre nelle Città metropolitane il processo sarebbe dovuto
partire all'inizio del 2014. Resta da decidere solo se il commissario
sarà esterno, nominato dal prefetto, o se il ruolo verrà affidato al
presidente uscente della Provincia.
Gli enti con meno di 350mila abitanti e sotto i 2.500 chilometri
quadrati dovranno essere accorpati. Con questo criterio si passerà così
da 86 Province a 50 (Città metropolitane incluse), mentre da giugno del
2013 saranno tutte commissariate con la possibilità di trasferimento per
i dipendenti. Una decina di altre Province dovrebbero essere tagliate
dalle Regioni a Statuto speciale. Secondo il decreto, che approderà in
Consiglio dei ministri per la prima riunione di novembre, dalla fine di
giugno 2013 tutti gli enti saranno guidati da un commissario che si
occuperà della transizione verso il nuovo regime.
In Piemonte lo scorso 4 ottobre, con 27 voti favorevoli e 4 contrari il Consiglio delle autonomie locali (Cal) guidato da Carlo Riva Vercellotti,
presidente "cancellato" di Vercelli, ha approvato la propria proposta
che prevede la riduzione da 8 a 4 province piemontesi articolate in
Provincia di Torino, futura Città metropolitana, Provincia di Cuneo con il mantenimento dei confini attuali, Provincia di Asti-Alessandria e Provincia del Piemonte Orientale formata delle attuali province di Novara, Vco, Biella e Vercelli.
Chiedendo che la decisione sia recepita dalla Regione nella proposta di
deliberazione da presentare al governo, il Cal ha anche sollecitato la
Regione a raccomandare al governo di rivedere la forma di governo delle
province e il relativo sistema elettorale introducendo nuovamente
l’elezione diretta dei loro organi e ha raccomandato che la
razionalizzazione e riorganizzazione degli uffici abbia come presupposto
la salvaguardia occupazionale.
Contrari alla proposta del Cal, si sono espressi nei giorni scorsi per la maggioranza di centrodestra il capogruppo del Pdl, Luca Pedrale, e per l’opposizione il consigliere del Pd, Wilmer Ronzani,
che non condividono la realizzazione della Provincia di Quadrante
Novara, Vco, Biella e Vercelli, ma anche rappresentanti della provincia
di Asti hanno espresso disappunto all’accorpamento con Alessandria.
Infine, l’attuale riordino preoccupa anche i sindacati. Nei giorni
scorsi le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil del comparto
Autonomie locali, insieme alle rsu e alle rsa degli Enti provinciali
piemontesi hanno organizzato presidi, assemblee e volantinaggi in tutte
le otto province piemontesi per sottolineare la mancanza di certezze sul
fronte nazionale e regionale rispetto a chi svolgerà le funzioni
attualmente assegnate alle Province: sono circa 2.500 i lavoratori in
attesa di conoscere il loro destino lavorativo.
Pronto il decreto sulle nuove Province: 36 soppresse, dal 2013 tutte commissariate
CLAUDIO BONGIOVANNI, VALTER GIORDANO, GUIDO MARINO, MAURIZIO BARRA E FRANCO FERRARO
articolo tratto dal corriere link diretto all'articolo -22 ottobre 2012
Il ministro Patroni Griffi: «Una riforma importante non può venir meno solo per resistenze localistiche»
ROMA
- Niente da fare per Benevento, che invocava la «storia del territorio
sannita», e nemmeno per Rovigo, che sul piatto metteva la «peculiarità
del Polesine». Giorni contati per Treviso, troppo piccola di appena 23
chilometri quadrati, e per Terni, che pur di sopravvivere aveva
suggerito il trasloco a qualche Comune dalla vicina Perugia. La nuova
cartina delle Province italiane è agli ultimi ritocchi: arriverà con un
decreto legge all'esame del primo Consiglio dei ministri di novembre.
Una mappa che mette insieme le proposte che stanno arrivando in queste
ore dalle Regioni. E che respinge le tante richieste di deroga,
applicando senza sconti le regole fissate con la legge sulla spending
review : le Province che hanno meno di 350 mila abitanti o un'estensione
inferiore ai 2.500 chilometri quadrati dovranno essere accorpate con
quelle vicine. Considerando solo le Regioni a Statuto ordinario, le
Province scenderanno da 86 a 50, comprese le dieci Città metropolitane.
Quelle tagliate saranno trentasei, alle quali bisogna aggiungere
un'altra decina di cancellazioni nelle Regioni a statuto speciale, che
però hanno sei mesi di tempo per adeguarsi e decideranno loro come
farlo. Le uniche che potrebbero essere recuperate sono Sondrio e
Belluno. Per il resto palla avanti e pedalare.
Guarda: la mappa delle nuove province
I COMMISSARI - «Non possiamo pensare che una riforma importante come questa - dice il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi - possa venir meno solo per delle resistenza localistiche». Anzi. Per mettere al sicuro il risultato ed evitare la tentazione del dietrofront, vedi campagna elettorale e nuovo governo, il decreto prevede un processo a tappe forzate. Dalla fine di giugno del 2013 tutte le Province, anche quelle che non si vedranno toccare i confini, saranno guidate da un commissario. Toccherà a lui curare la transizione verso il nuovo regime. Un'accelerazione non da poco perché la legge sulla spending review lasciava intendere che sarebbero andate a scadenza naturale, mentre nelle Città metropolitane il processo sarebbe dovuto partire all'inizio del 2014. Resta da decidere solo se il commissario sarà esterno, nominato dal prefetto, o se il ruolo verrà affidato al presidente uscente della Provincia.
NUOVE SEDI - Più probabile la seconda ipotesi perché, nei limiti del possibile, si andrà incontro alle richieste del territorio. È il caso della Basilicata. La Regione avrà una sola Provincia ma vorrebbe spostarne la sede a Matera, lasciando invece a Potenza gli uffici regionali. Si può fare. Pronti al confronto anche sugli uffici periferici dello Stato, come le questure o le prefetture. Il decreto dice che ci sarà una «consultazione del governo con il territorio» in modo da spalmare la presenza dello Stato. Per capire: se la nuova Provincia di Modena e Reggio Emilia avrà la sede politica a Modena, la questura o la motorizzazione potrebbero andare invece a Reggio. Cosa succederà ai dipendenti? «Nell'immediato - dice il ministro - non ci sarà una contrazione del personale ma ci potrebbe essere uno spostamento fisico. Naturalmente i criteri di quest'operazione andranno studiati con un esame congiunto insieme ai sindacati».
SISTEMA ELETTORALE - Una modifica riguarderà anche il nuovo sistema elettorale, quel meccanismo di secondo livello con i consiglieri eletti non più dai cittadini ma dai consiglieri comunali sul quale a giorni si pronuncerà la Corte costituzionale. La sostanza non cambierà ma i voti saranno ponderati per evitare che, all'interno dei nuovi consigli provinciali, i Comuni piccoli pesino come quelli grandi. Ci siamo, insomma. «Qualche intoppo può sempre arrivare - dice Patroni Griffi - ma faremo di tutto per superarlo». E non finisce qui. «Bisognerà andare avanti riflettendo sia sulle dimensioni delle Regioni sia sul numero dei Comuni: sono 8 mila, troppi, e la metà ha meno di 5 mila abitanti». Un altro decreto, sulle macro Regioni e le fusioni dei Comuni? «Per carità, tocca a chi ci sarà nella prossima legislatura».
lsalvia@corriere.it
Lorenzo Salvia
articolo tratto dal corriere link diretto all'articolo -22 ottobre 2012
Il ministro Patroni Griffi: «Una riforma importante non può venir meno solo per resistenze localistiche»
I COMMISSARI - «Non possiamo pensare che una riforma importante come questa - dice il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi - possa venir meno solo per delle resistenza localistiche». Anzi. Per mettere al sicuro il risultato ed evitare la tentazione del dietrofront, vedi campagna elettorale e nuovo governo, il decreto prevede un processo a tappe forzate. Dalla fine di giugno del 2013 tutte le Province, anche quelle che non si vedranno toccare i confini, saranno guidate da un commissario. Toccherà a lui curare la transizione verso il nuovo regime. Un'accelerazione non da poco perché la legge sulla spending review lasciava intendere che sarebbero andate a scadenza naturale, mentre nelle Città metropolitane il processo sarebbe dovuto partire all'inizio del 2014. Resta da decidere solo se il commissario sarà esterno, nominato dal prefetto, o se il ruolo verrà affidato al presidente uscente della Provincia.
NUOVE SEDI - Più probabile la seconda ipotesi perché, nei limiti del possibile, si andrà incontro alle richieste del territorio. È il caso della Basilicata. La Regione avrà una sola Provincia ma vorrebbe spostarne la sede a Matera, lasciando invece a Potenza gli uffici regionali. Si può fare. Pronti al confronto anche sugli uffici periferici dello Stato, come le questure o le prefetture. Il decreto dice che ci sarà una «consultazione del governo con il territorio» in modo da spalmare la presenza dello Stato. Per capire: se la nuova Provincia di Modena e Reggio Emilia avrà la sede politica a Modena, la questura o la motorizzazione potrebbero andare invece a Reggio. Cosa succederà ai dipendenti? «Nell'immediato - dice il ministro - non ci sarà una contrazione del personale ma ci potrebbe essere uno spostamento fisico. Naturalmente i criteri di quest'operazione andranno studiati con un esame congiunto insieme ai sindacati».
SISTEMA ELETTORALE - Una modifica riguarderà anche il nuovo sistema elettorale, quel meccanismo di secondo livello con i consiglieri eletti non più dai cittadini ma dai consiglieri comunali sul quale a giorni si pronuncerà la Corte costituzionale. La sostanza non cambierà ma i voti saranno ponderati per evitare che, all'interno dei nuovi consigli provinciali, i Comuni piccoli pesino come quelli grandi. Ci siamo, insomma. «Qualche intoppo può sempre arrivare - dice Patroni Griffi - ma faremo di tutto per superarlo». E non finisce qui. «Bisognerà andare avanti riflettendo sia sulle dimensioni delle Regioni sia sul numero dei Comuni: sono 8 mila, troppi, e la metà ha meno di 5 mila abitanti». Un altro decreto, sulle macro Regioni e le fusioni dei Comuni? «Per carità, tocca a chi ci sarà nella prossima legislatura».
lsalvia@corriere.it
Lorenzo Salvia
21 ottobre 2012
MANIFESTAZIONI: ARMATI DI PENTOLE E CUCCHIAI IN 1000 PROVINCIALI "TOSCANI" PROTESTANO A FIRENZE SOTTO LA SEDE REGIONALE ED IN CITTA'
A CURA DI CLAUDIO BONGIOVANNI, VALTER GIORDANO, GUIDO MARINO, MAURIZIO BARRA E FRANCO FERRARO
(ANSA) - FIRENZE, 19 OTT - Cacerolazo stamani contro i tagli delle Province,
di fronte alla sede della presidenza della Regione a Firenze. A protestare, con
barattoli, pentole e mestoli, alcune centinaia di dipendenti delle
amministrazioni provinciali della Toscana, che, al grido di 'fuori' chiedono un
incontro con il governatore Enrico Rossi per avere rassicurazioni che il
provvedimento di revisione delle Province allo studio da parte del governo non
causi riduzioni di personale e dei servizi essenziali ai cittadini.
Foto tratte da: Firenze today, Ansa, Tirreno
Firenza today link diretto all'articolo- La protesta dei lavoratori delle Province Toscane, paura per gli esuberi.
Erano oltre mille questa
mattina i dipendenti di tutte le province toscane raccolti in
un presidio organizzato da Cgil, Cisl e Uil. Piazza Duomo
invasa e volti scuri, preoccupati. A pesare sui capi dei dipendenti del
pubblico impiego l'incertezza sul loro futuro e una parola che terrorizza:
esuberi. In ballo la questione della riorganizzazione istituzionale della
Toscana; in pratica il riordino delle province. Da una parte le esigenze della
politica quindi il dibattito sulla spesa pubblica: la razionalizzazione degli
enti in questione e di conseguenza la soppressione a l'accorpamento
territoriale.
Dall'altra le istanze dei sindacati che questa mattina hanno
chiesto un tavolo permanente tra Regione e parti sociali al fine di garantire i
livelli occupazionali. "Vogliamo capire che cosa succederà
a noi e agli enti per cui lavoriamo, dopo mesi ancora nessuno ci dà un'idea di
cosa dobbiamo aspettarci per il nostro futuro", ha detto Fabio Conti
(Cgil), della Rsu della Provincia di Siena. Presente al presidio anche il
presidente della Provincia di Firenze, Andrea Barducci:
"Sono qui per condividere la preoccupazione di questi lavoratori. Occorre
che le istituzioni ci dicano dove si va a parare, con questo provvedimento
sulle Province, e che non sia una riforma che danneggia chi vi opera e i cittadini".
NENCINI - Il tema delle province insomma infiamma, non solo
la politica, divisa in campanilismi territoriali, ma anche i
lavoratori. Per questo durante la manifestazione hanno chiesto con forza, a suon di
barattoli, pentole, mestoli e trombe, un chiarimento immediato sui mesi a
seguire. Così la protesta poi si è spostata negli uffici dell'assessore
regionale al bilancio e ai rapporti istituzionali, Riccardo Nencini, che ha
ricevuto una delegazione sindacale. "Lunedì il tema sarà trattato
in consiglio regionale - ha affermato Nencini all'uscita dall'incontro
- per questo i lavoratori hanno voluto anticipare i tempi, perché
dall'assemblea esca fuori una posizione quanto più possibile convincente. Con
le parti sociali abbiamo stabilito un cronoprogramma:
nasceranno dei tavoli dove discuteremo di deleghe, funzioni, ruolo del
personale. Chiederemo alle province tutti i dati di cui abbiamo bisogno e che
ancora non ci sono stati forniti e quando avremo tutto, nell'arco di poco
tempo, prenderemo le decisioni che dobbiamo assumere".
CATENA UMANA DEI DIPENDENTI PROVINCIALI DI ASTI
A CURA DI CLAUDIO BONGIOVANNI, VALTER GIORDANO, GUIDO MARINO, MAURIZIO BARRA E FRANCO FERRARO
Tratto da la
stampa.it - asti link diretto all'articolo
20.10.2012 - IERI CATENA UMANA DAVANTI AL PALAZZO
La protesta degli scatoloni dei dipendenti della Provincia
"Ci stiamo apprestando a seppellire i servizi ai cittadini"
elisabetta fagnola
Vorrebbero non doverli mai
riempire quegli scatoloni portati in piazza per protesta ieri pomeriggio per
chiedere conto dei tagli agli enti locali e all’incertezza che pesa sul loro
posto di lavoro. E’ stata mobilitazione, per i dipendenti della Provincia, ad
Asti come in tutto il Piemonte: «Dopo aver assistito in questi lunghi anni alla
morte dell’industria, ci apprestiamo a seppellire anche i servizi ai cittadini»
si leggeva nei volantini distribuiti sotto la Prefettura, mentre una catena
umana di dipendenti, armati di slogan e scatoloni, abbracciava il palazzo di
piazza Alfieri. «Salviamo i servizi, difendiamo il lavoro», «Trasloco ad
Alessandria?» e ancora «Trasloco forzato, dipendente spiazzato e utente
disagiato» si leggeva sugli scatoloni che i dipendenti (in tutto, sono circa
350) hanno preparato contestando l’assenza di informazioni sulla riforma e la
fusione delle Province: «Con i tagli alle risorse, rischiamo di compromettere
la situazione ancor prima che la riorganizzazione entri in vigore» ha spiegato
Marina Ferraris, Rsu Cgil, facendo cenno alle difficoltà dell’ente, ora, nel
garantire anche il riscaldamento nelle scuole. «I colleghi hanno affrontato la
situazione con responsabilità – aggiunge – ma la situazione è difficile». Hanno
voluto dirlo in piazza, con loro anche la presidente dimissionaria Maria Teresa
Armosino e il vice Giuseppe Cardona, che spiega: «Non abbiamo indicazioni sul
personale, almeno ci dicano cosa fare e dove andare». Chiedono chiarezza i
dipendenti del Centro per l’impiego: «Con la crisi, il nostro lavoro è diventato
più complesso, non avrebbe senso spostare le nostre attività altrove, servono
qui, vicino a chi ne ha bisogno». Davanti ai loro sportelli fanno la fila
disoccupati, lavoratori in cassa integrazione, disabili: «E’ un servizio
sociale – precisano – noi ci mettiamo la faccia tutti i giorni, è un lavoro
delicato». Così come quello di altri settori, come la formazione professionale:
«Seguiamo i disoccupati come i ragazzini in obbligo scolastico – spiega Barbara
Pillot – che ne sarà di questo servizio e dei nostri posti di lavoro?». Lo
hanno chiesto con una lettera ai prefetti, preparata dalle segreterie regionali
e provinciali di Cgil, Cisl e Uil, insieme alle Rsu: a poco più di due mesi
dall’entrata in vigore della riforma, sono ancora 29 le funzioni non ancora
assegnate, dall’agricoltura al turismo, dalla protezione civile, all’uso delle
risorse idriche, commercio, trasporto pubblico. «Se le Province saranno enti di
secondo livello, la Regione non potrà delegar loro molte di quelle funzioni e i
Comuni non ce la farebbero a gestirle» hanno ribadito Salvatore Bullara, Cisl,
e Serena Moriondo, Cgil. Semplici le richieste: «Un incontro con la Regione,
chiarezza sul percorso da affrontare e sulla gestione di eventuali esuberi».
- A PROPOSITO DELL'ATTESO D.P.C.M CHE DOVEVA TRASFERIRE AI COMUNI LE FUNZIONI CHE LO STATO AVEVA AFFIDATO ALLE PROVINCE
A cura di Valter Giordano
Come molti
ricorderanno, si attendeva entro il 5 settembre scorso l’emanazione di un d.P.C.M.
sulle trasferende funzioni provinciali,
da adottare (ex articolo 17 “Riordino delle province e
loro funzioni“, comma 7, della spending review – D.L. n. 95/2012,
convertito, con modificazioni, dalla L. n. 135/2012).
Il d.P.C.M. atteso
avrebbe dovuto individuare le funzioni provinciali da trasferire ai Comuni.
Nel corso
dell’audizione innanzi alla I Commissione Affari costituzionali della
Presidenza del Consiglio e Interni della Camera dei Deputati. del 3 ottobre 2012,
il Sig. Ministro per la Pubblica Amministrazione e la semplificazione, Dott.
Filippo Patroni Griffi, ad un intervento dell’On. Mauro Libè (UDC), ha sul tema del predetto d.P.C.M atteso,
tra l’altro risposto:
“tardiamo ad emanarlo perché
la nostra impressione è che funzioni statali al di fuori di quelle
fondamentali, da dare ai Comuni potrebbero non esserci. Questa è la difficoltà
oggettiva di studio che stiamo incontrando”.
RICOGNIZIONE OCCUPAZIONALE ANNUALE
A cura di Valter Giordano
Chiariamo due concetti: soprannumero ed eccedenza di personale.
Come è noto, ai sensi dell’art. 33 del D.lgs. n. 165/01 anche
la Provincia di Cuneo è tenuta ad effettuare la ricognizione annuale delle condizioni di soprannumero e
di eccedenza del personale e dei dirigenti.
Con tale processo di ricognizione si procede a verificare l'assenza/presenza di soprannumero e di eccedenza di
personale,
al fine di deliberare l’assenza/presenza di condizioni per attivare le procedure per il
collocamento in disponibilità di personale.
Occorre però rilevare come:
- la condizione di soprannumero si rileva dalla presenza di personale in servizio a
tempo indeterminato in numero superiore ai posti previsti in dotazione organica(nel nostro caso i posti occupati sono finora inferiori a quelli disponibili),
- la condizione di eccedenza si rileva dalla
impossibilità dell’ente di rispettare i vincoli per il tetto di spesa del
personale (riduzione assoluta della spesa rispetto all’anno precedente) e dal
superamento del tetto del 50% nel rapporto tra spesa del personale e spese
corrente (prima
della verifica degli equilibri di bilancio del 30 settembre, il nostro ente
vantava in invidiabile dato che ci attestava al di sotto del 20%);
Tale processo di verifica dovrà pertanto essere attuato dall’Ente.
Ma occorre tener presente
che:
Collegata alla riforma di riordino delle Province, è prevista, per fine mese, l’emanazione di un d.P.C.M. che individuerà i criteri per determinare le nuove dotazioni organiche delle Province (criteri correlati con la popolazione residente ecc,). Solo con esso potremo calcolare la nuova dotazione organica dell'ente.
La recente direttiva n. 10/2012 (link per la visione) emanata dal Ministero della Pubblica Amministrazione, collegata alla Spendine rewiew, inizia in parte ad affrontare il tema delle dotazioni organiche delle pubbliche amministrazioni con linee di indirizzo e criteri applicativi.
19 ottobre 2012
Conferenza stampa h. 12
Si terrà stamane, 19 ottobre 2012, alle ore 12.00 presso la saletta RSU della Provincia di Cuneo, una conferenza stampa indetta dalle segreterie CGIL, CISL e UIL, unitamente ai componenti delle RSU eletti nelle file delle predette sigle sindacali.
Costituirà importante occasione per illustrare ai media lcali le problematiche inerenti il futuro delle Province, l'erogazione dei servizi ai cittadini ed il futuro stato occupazionale dell'Ente.
18 ottobre 2012
Assemblee del Personale anche nelle vicine Province di Savona ed Imperia
A CURA DI CLAUDIO BONGIOVANNI, VALTER GIORDANO, GUIDO MARINO, MAURIZIO BARRA e FRANCO FERRARO
Tutela del pesonale dipendente provinciale:Assemblee del personale presso le vicine Province di Imperia e Savona.
link diretto all'articolo fonte Albenga Corsara
Per
giovedì 25 e venerdì 26 ottobre 2012 sono state indette,
rispettivamente presso le sedi delle Province di Imperia e Savona, due
assemblee del personale aventi come oggetto il “Riordino delle
Province”.
Ad entrambe le assemblee saranno presenti i Presidenti Angelo
Vaccarezza e Luigi Sappa. “Le notizie riportate dai media relative la
riforma delle province si sono concentrate perlopiù sulla scelta dei
nuovi capoluoghi o sui confini, ignorando aspetti fondamentali quali il
destino dei servizi essenziali ai cittadini, le competenze che vengono
annullate, gli inevitabili disagi per la popolazione e, non ultimi, per i
dipendenti di questi Enti”, ha dichiarato il Presidente Angelo
Vaccarezza.
“Come Presidente di una Provincia che
dovrà subire profondi cambiamenti, vivo questi giorni di incertezza e
attesa insieme ai lavoratori che da anni operano con impegno nel nostro
Ente, fornendo quei servizi indispensabili a beneficio di tutta la
comunità. Ma non sono pessimista, sono convinto che se verrà portato
avanti il progetto di accorpamento con Imperia, insieme sapremo trovare
le giuste sinergie per fornire eccellenze al nuovo ente e a tutta la
comunità.
La contiguità territoriale, la storia e la cultura comune,
l’economia, possono permettere uno sviluppo unico per un territorio
finalmente coeso che abbraccerà 136 realtà comunali e quasi la metà
della popolazione ligure.
Come delegato Upi mi sto adoperando con il
Governo affinché le competenze che rimarranno alle Province abbiano
un’adeguata copertura finanziaria poiché, e questo desidero ribadirlo,
le Province “spendono” e non “costano”. Questa differenza è fondamentale
per far comprendere che i fondi a nostra disposizione vengono spesi per
offrire servizi alla comunità che riguardano formazione, cultura,
turismo, trasporti, ambiente,centri per l’impiego, servizi alle imprese,
viabilità, edilizia, urbanistica, rifiuti, agricoltura, caccia e pesca
protezione civile, sicurezza”.
“Nel contempo chiare sono le nostre
richieste alla Regione, e sulle quali non siamo disposti a trattare,
relative le deleghe che devono rimanere di competenza delle province,
poiché sono le Province che vivono e conoscono il territorio e le sue
dinamiche.
Dinamiche molteplici che per il loro funzionamento hanno
bisogno dello straordinario lavoro delle tante professionalità che
lavorano in questi Enti, il loro impegno sarà il motore per il buon
funzionamento del nuovo organismo.
Siamo una squadra collaudata e
vincente e per questo motivo sono certo che saremo in grado di
affrontare le difficoltà e combatteremo ogni tentativo di voler relegare
la nostra squadra in panchina. Se il Governo, come sembra oramai
evidente, attuerà questo accorpamento, il nostro compito sarà quindi
quello di trasformare un’imposizione in una grande opportunità.
Ciò sarà
possibile dandoci quale assoluta priorità il benessere della comunità;
l’Ente provincia pur se rinnovato continuerà ad esistere ed a questo
fine avrà ancor più bisogno di quelle competenze e professionalità che
solo i dipendenti provinciali che hanno servito per anni questi
territori possono garantire.
La crisi non l’abbiamo provocata noi
cittadini, ma dovremo essere noi ad uscirne. Rimbocchiamoci le maniche
quindi e costruiamo insieme il miglior futuro possibile”.
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